sabato 27 dicembre 2008

Lavoro - Nuova direttiva Ue deroga al tetto delle 48 ore


Lussemburgo, intesa dei ministri dei 27 sull'orario settimanale

Su richiesta del lavoratore si può arrivare fino a 60 ore (65 per contratti a chiamata)

Soddisfatto il commissario agli Affari Sociali Spidla: "Ora tocca al Parlamento"


LUSSEMBURGO - Se il lavoratore lo vorrà, potrà lavorare più di 48 ore a settimana. Infatti i ministri del Lavoro Ue, riuniti in Lussemburgo, hanno raggiunto un accordo che permette una deroga al tetto delle 48 ore, che rimane comunque il limite massimo. Nel caso in cui il lavoratore decida di optare per l'allungamento dell'orario, non potrà comunque superare le 60 ore settimanali, o le 65 nel caso dei contratti di lavoro a chiamata che prevedono anche un tempo 'inattivo'.

Il limite delle 48 ore si applica, secondo la nuova direttiva, ai lavoratori impiegati per più di 10 settimane. I ministri dei 27 hanno inoltre stabilito parità di trattamento per i lavoratori temporanei e quelli a tempo indeterminato per quanto riguarda la retribuzione, il congedo e la maternità.

Al momento del voto, cinque paesi - Spagna, Belgio, Grecia, Ungheria, Grecia e Cipro - si sono astenuti, confidando in modifiche da parte del Parlamento europeo. Soddisfatta invece la Commissione europea. "Abbiamo creato maggiore sicurezza e migliori condizioni per i lavoratori, pur mantenendo la flessibilità di cui l'industria ha bisogno e che i lavoratori vogliono per conciliare vita familiare e lavorativa", ha detto il commissario Ue agli Affari sociali Vladimir Spidla.

Soddisfatta anche il sottosegretario al Lavoro Francesca Martini: "Abbiamo espresso il nostro decisivo voto favorevole che ha permesso il raggiungimento della maggioranza qualificata", sottolinea. Adesso la parola passa all'Europarlamento: "Spero sinceramente che questo accordo solido troverà una maggioranza nella plenaria", auspica Spidla.

fonte: http://www.repubblica.it/2008/06/sezioni/economia/lavoro-orario/lavoro-orario/lavoro-orario.html

mercoledì 24 dicembre 2008

DIE WELT: MARIA NON ERA VERGINE E GIUSEPPE ERA IL PADRE DI GESU'


(AGI) - Berlino, 24 dic. - L'immacolata concezione di Maria e' un dogma derivato da un errore di traduzione, poiche' la Madonna non era vergine ed il vero padre di Gesu' era Giuseppe. Lo scrive il giorno della vigilia di Natale su mezza pagina sotto il titolo "Perche' Maria non era affatto vergine" il quotidiano conservatore 'Die Welt', secondo il quale "chi legge attentamente la Bibbia deve far piazza pulita di un paio di leggende. Il padre di Gesu' era proprio Giuseppe". Nel lungo articolo il giornale precisa che "la nostra ragione critica deve porsi delle domande su questa storia vecchia di duemila anni", prima di passare a contestare l'affermazione contenuta nel Vangelo secondo Matteo, in cui si narra dell'annunciazione dell'angelo fatta in sogno a Giuseppe, in cui gli rivela che Maria "e' incinta dello Spirito Santo e fara' nascere un figlio a cui darai il nome di Gesu', che salvera' il suo popolo dai peccati. Cio' e' avvenuto affinche' si realizzi cio' che il Signore ha detto al profeta, che parla cosi': una vergine rimarra' incinta e partorira' un figlio, a cui daranno il nome di Immanuel, che significa 'Dio e' con noi'". L'autore dell'articolo sottolinea che Matteo ha commesso due errori, poiche' le parole del profeta Isaia, da lui citate, "le ha tratte dal 'Septuaginta', la prima versione greca del Vecchio Testamento, scritto 300 anni prima della nascita di Cristo da 72 eruditi in 72 giorni. Nella citazione di Isaia, pero', la parola ebraica 'almah' (giovane donna) era stata tradotta erroneamente con il termine 'parthenos' (vergine). Non c'era dunque alcuna ragione per riferirsi a questa 'promessa'. Giuseppe e Maria avrebbero potuto rallegrarsi tranquillamente come una coppia qualsiasi della nascita del loro bambino". La seconda contraddizione riscontrata nel Vangelo di Matteo riguarda il fatto che non Maria, ma Giuseppe discende dalla stirpe di David. L'autore dell'articolo scrive che "l'angelo si rivolge a Giuseppe chiamandolo 'Giuseppe, figlio di David'. Come puo' nascere allora un figlio di David, che Maria deve partorire, senza l'intervento di Giuseppe?". La 'Welt' sottolinea inoltre che San Paolo "fondatore della Cristologia, non dedica nemmeno una parola a Maria, ma la Chiesa ne ha fatto una figura che sopravanza lo stesso Salvatore". Il giornale osserva poi che i due dogmi riguardanti Maria, come l'immacolata concezione e l'aver partorito Gesu' rimanendo vergine, "sul piano razionale sembrano liquidarsi da soli, anche se rimarranno irremovibili". A sostegno della sua tesi la 'Welt' cita con pungente ironia anche l'introduzione al Cristianesimo scritta da Joseph Ratzinger prima di essere eletto Papa, in cui si afferma che "l'insegnamento di Gesu' come figlio di Dio non risulterebbe intaccato, se Gesu' fosse nato da un matrimonio umano normale". In un lungo articolo sulla progressista 'Sueddeutsche Zeitung' lo storico della Chiesa, Hans Foerster, smitizza invece la festivita' del Natale, ricordando che "nei primi tre secoli della nostra datazione la festa del Natale non veniva celebrata, ma venne introdotta solo nel quarto secolo, facendola coincidere con la data del solstizio invernale". Lo studioso aggiunge che anche la festa ebraica di "Chanukka" e' "piu' vecchia di mezzo millennio della festa di Natale e cade nella maggior parte dei casi in prossimita' di questa". La conclusione di Foerster e' che "Natale e' una festa di grande ambivalenza ed i teologi del XX secolo parlano in proposito di una riuscita inculturazione. Proprio per questo motivo questa festivita' in alcune fasi della storia della Chiesa e' stata vista in maniera fortemente critica".

Marco Travaglio - I Ladri - 11/12/2008 De Magistris appalti Calabria Sicilia


martedì 19 giugno 2007... c'era una volta...

CALABRIA E NON SOLO. Operazione «Why Not»: 19 persone indagate (tutti apparentemente facenti parte della Loggia Massonica di San Marino). I reati contestati, a vario titolo, sono quelli di associazione a delinquere, corruzione, violazione della legge Anselmi sulle associazioni segrete, truffa, finanziamento illecito ai partiti - a cura di Federico La Sala

Calabria, perquisiti politici, generali e spioni *

Una vasta operazione dei carabinieri di Catanzaro ha portato alla perquisizione, su ordine della Procura della Repubblica di Catanzaro, di uffici e abitazioni in tutta Italia di oltre venti persone coinvolte in un’inchiesta denominata «Why Not». I reati contestati, a vario titolo, sono quelli di associazione a delinquere, corruzione, violazione della legge Anselmi (non trovo il link, se lo trovate mandatemelo) sulle associazioni segrete, truffa, finanziamento illecito ai partiti. Indagati politici calabresi, funzionari regionali, il capocentro del Sismi di Padova e una funzionaria del Cesis (l’ufficio di coordinamento dei servizi segreti). Indagini anche su Giorgo Vittadini, ex presidente nazionale della Compagnia delle Opere, e attuale presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, un’altra società facente capo a Comunione e liberazione.

Tra gli indagati anche il generale della Guardia di Finanza Paolo Poletti, attuale capo di Stato Maggiore del Corpo. Nella notte sono stati perquisiti i suoi uffici, a Roma. Dal decreto di perquisizione risulta che il generale Poletti è indagato per truffa, truffa aggravata ed associazione a delinquere.

Queste le 19 persone indagate: Franco Bonferroni, residente a Reggio Emilia,. del cda di Finmeccanica; Pietro Macrì, imprenditore, di Vibo Valentia ; Luigi Filippo Mamone e Francesco De Grano, entrambi dirigenti della Regione Calabria; Valerio Carducci, di Bagno a Ripoli; Gianfranco Luzzo, ex assessore regionale alla Sanità; Mario Pirillo, assessore all’Agricoltura della Regione; Massimo Stellato di Abano Terme, capocentro del Sismi di Padova, e il fratello Gianmario; Vincenzo Bifano, di Lamezia Terme, Gerardo Carnevale, componente dello staff del consigliere regionale Ds della Calabria, Antonio Acri; Angela De Grano di Vibo Valentia; Nicola Adamo, vicepresidente della Regione e assessore al Turismo; Antonio Acri, consigliere regionale; Brunella Bruno, di Roma, appartenente al Cesis; Armando Zuliani, di Brenna, imprenditore; Francesco Indrieri, di Cosenza, commercialista; Salvatore Domenico Galati, 40, di Vibo Valentia, già collaboratore dello staff del senatore e coordinatore regionale di Forza Italia Giancarlo Pittelli; Piero Scarpellini, di Rimini.

Molte le proteste provocate da questa ondata di perquisizioni. Indignato il diessino Nicola Adamo, vicepresidente della regione. «Basta con questa caccia all’uomo. Però, non ho fiducia che ciò possa essere fatto da un ufficio giudiziario che nell’aula sovrana del Parlamento della Repubblica Italiana è stato definito un verminaio». Adamo sostiene di aver ricevuto un avviso di garanzia a settembre e di aver chiesto di essere sentito dal magistrato, senza ottenere risposta. «Più che ipotesi di reato mi sembra di leggere, attraverso l’ordinanza, un vero e proprio calunnioso manifesto politico. Il colmo - secondo Adamo - si raggiunge quando leggo, tra l’altro, che a diffamarmi di una infamia assolutamente infondata è una signora, contro la quale ho già disposto querela, sposata con il giudice che ha arrestato illegittimamente l’on. Franco Pacenza. Pretendo, se fondate e possibili, contestazioni a mio carico; mi si scruti fino in fondo ed in ogni direzione».

L’operazione è denominata «Why Not», dal nome di una società di lavoro interinale con sede a Lamezia Terme che «presta» lavoratori alla Regione per servizi di gestione banche dati e altri servizi informatici. Proprio nei giorni scorsi i lavoratori della «Why Not» hanno inscenato una protesta sotto la sede della giunta regionale per rivendicare il rinnovo del loro contratto di lavoro, scaduto da tempo.

Proprio una lavoratrice della «Why Not», la cui identità viene tenuta segreta, avrebbe dato il via alle indagini di De Magistris, che ha individuato un gruppo di potere trasversale, tenuto insieme da una loggia massonica coperta (la «San Marino»), usata come collante per l’attuazione del disegno criminoso. A questa loggia, una vera e propria lobby sospettata di aver influito sulle scelte di amministrazioni pubbliche per l’utilizzo di finanziamenti e l’assegnazione di appalti, sarebbe iscritta una parte degli indagati.

* l’Unità, Pubblicato il: 18.06.07, Modificato il: 18.06.07 alle ore 18.48


FINANZIAMENTI PUBBLICI, TRUFFE E MASSONERIA *

CATANZARO - Ruota attorno al ruolo della Loggia di San Marino, una loggia massonica coperta della quale avrebbe fatto parte la maggiore parte degli indagati, un’inchiesta della Procura della Repubblica di Catanzaro sul gruppo di potere trasversale che avrebbe gestito truffe utilizzando finanziamenti pubblici. Sono 26 le perquisizioni fatte dai carabinieri in Calabria, a Roma, Padova e Milano.

La loggia di San Marino ha rappresentato il collante che avrebbe unito gli indagati creando tra loro un vincolo che era la premessa per l’ attuazione del disegno criminoso su cui avrebbe fatto luce l’ inchiesta. Il ruolo svolto dalla loggia, costituita in violazione della legge Anselmi sulle associazioni segrete, sarebbe stato quello di una vera e propria lobby che ha influito sulle scelte di amministrazioni pubbliche per l’utilizzo di finanziamenti e l’ assegnazione di appalti. Della Loggia di San Marino avrebbero fatto parte anche massoni in sonno che avrebbero mantenuto, grazie alla loro appartenenza al gruppo, il vincolo massonico con altri associati finalizzato alla gestione di affari basati sull’ utilizzo di finanziamenti pubblici.

A venti delle persone che hanno subito le perquisizioni i carabinieri hanno notificato contestualmente informazioni di garanzia, emesse dal sostituto procuratore Luigi De Magistris, in cui si ipotizzano, a vario titolo, reati che vanno dall’ associazione per delinquere, alla truffa, alla corruzione, alla violazione della legge Anselmi sulle associazioni segrete al finanziamento illecito dei partiti.

PERQUISIZIONI IN UFFICI CONSIGLIO REGIONE CALABRIA

Perquisizione dei carabinieri negli uffici del Consiglio Regionale della Calabria effettuata in alcuni degli uffici privati dei consiglieri e degli assessori regionali, disposta dalla Procura di Catanzaro.

INDAGATO ANCHE GEN. POLETTI (GDF)

Nell’inchiesta della Procura di Catanzaro ha subito una perquisizione anche il generale Paolo Poletti, della Guardia di Finanza, di 51 anni, attuale capo di Stato Maggiore delle Fiamme Gialle. Poletti è accusato di avere fatto parte all’epoca dei fatti in questione (cioé dal 2001 in avanti) di un presunto gruppo di potere che avrebbe gestito affari con truffe basate sull’utilizzo di finanziamenti pubblici, statali e comunitari. Secondo l’accusa sarebbe stato il punto di riferimento dell’ imprenditore calabrese Antonio Saladino, ex presidente della Compagnia delle Opere della Calabria, le cui attività rappresentano uno dei filoni principali dell’inchiesta.

LE INFORMAZIONI DI GARANZIA

Le persone che hanno ricevuto le informazioni di garanzia sono Franco Bonferroni, consigliere d’ amministrazione di Finmeccanica e con cariche in diverse società e con collegamenti con esponenti del mondo bancario ed imprenditoriale; Pietro Macrì, presidente della società Met Sviluppo e del settore terziario della Confindustria di Vibo Valentia; Luigi Filippo Mamone, dirigente della Regione Calabria; Francesco De Grano, dirigente della Regione Calabria e responsabile del settore finanziamenti Por 2007-2013; Maria Angela De Grano, sorella di Francesco, con cariche in diverse società; Paolo Poletti, capo di stato maggiore della Guardia di finanza; Valerio Carducci, punto di riferimento di Antonio Saladino (ex presidente della Compagnia delle opere della Calabria) per i contatti con gli ambienti parlamentari; Gianfranco Luzzo, ex assessore alla Sanità della Regione Calabria, anch’ egli legato a Saladino; Mario Pirillo, attuale assessore all’ Agricoltura della Regione Calabria; Massimo Stellato, capocentro del Sismi di Padova, ed il fratello Gianmario; Vincenzo Bifano, persona che insieme a Saladino avrebbe avuto un ruolo di rilievo nell’ attuazione del presunto disegno criminoso; Gerardo Carnevale, componente dello staff del consigliere regionale della Calabria dei Ds Antonio Acri; Nicola Adamo, vicepresidente della Regione Calabria ed assessore al Turismo; Antonio Acri, consigliere regionale della Calabria; Brunella Bruno, in servizio al Cesis, indicata come persona legata ai generali della Guardia di finanza Cretella e Poletti; Armando Zuliani, imprenditore; Francesco Indrieri, commercialista, persona vicina all’ imprenditore del settore della grande distribuzione commerciale Antonio Gatto; Salvatore Domenico Galati, componente dello staff del senatore di Forza Italia Giancarlo Pittelli, coordinatore regionale del partito, e Piero Scarpellini, imprenditore emiliano.

* ANSA » 2007-06-18 14:51

VIA DI QUI. CATTIVI MAGISTRATI E CATTIVI GIORNALISTI


17.12.2008
VIA DI QUI. CATTIVI MAGISTRATI E CATTIVI GIORNALISTI
di salvo smentita

Carlo Vulpio, giornalista del Corriere della Sera che il direttore Paolo Mieli ha rimosso dall'inchiesta sul caso Catanzaro, scrive la sua. Ne ha per tutti, colleghi compresi

Dal blog di Carlo Vulpio

Avevo fatto una battuta: avevo detto: i giornalisti, a differenza dei magistrati, non possono essere trasferiti. Avrei fatto meglio a stare zitto. Da lì a poco sarei stato “trasferito” anch’io.

E’ stato la sera del 3 dicembre, dopo che sul mio giornale era uscito un mio servizio da Catanzaro sulle perquisizioni e i sequestri ordinati dalla procura di Salerno nei confronti di otto magistrati calabresi e di altri politici e imprenditori.

Come sempre, non solo durante questa inchiesta, ma perché questo è il mio modo di lavorare, avevo “fatto i nomi”. E cioè, non avevo omesso di scrivere i nomi di chi compariva negli atti giudiziari (il decreto di perquisizione dei magistrati di Salerno, che trovate sul blog di Carlo Vulpino in versione integrale) non più coperti da segreto istruttorio. Tutto qui. Nomi noti, per lo più. Accompagnati però da qualche “new entry”: per esempio, Nicola Mancino, vicepresidente del Csm, Mario Delli Priscoli, procuratore generale della Corte di Cassazione, Simone Luerti, presidente dell’Associazione nazionale magistrati.

Con una telefonata, il giorno stesso dell’uscita del mio articolo, la sera del 3 dicembre appunto, invece di sostenermi nel continuare a lavorare sul “caso Catanzaro” (non chiamiamolo più “caso de Magistris”, per favore, altrimenti sembra che il problema sia l’ex pm calabrese e non ciò che stanno combinando a lui, a noi, alla giustizia e alla società italiana), invece di farmi continuare a lavorare – dicevo –, come sarebbe stato giusto e naturale, sono stato sollevato dall’incarico.

Esonerato. Rimosso. Congedato. Trasferito.

Con una telefonata, il mio direttore, Paolo Mieli, ha dichiarato concluso il mio viaggio fra Catanzaro e Salerno, Potenza e San Marino, Roma e Lamezia Terme. Un viaggio cominciato il 27 febbraio 2007, quando scoppiò “Toghe Lucane” (la terza inchiesta di de Magistris, con “Operazione Poseidone” e “Why Not”). Un viaggio che mi fece subito capire che da quel momento in poi nulla sarebbe stato più come prima all’interno della magistratura e in Italia.

Tanto è vero che successivamente ho avvertito la necessità di scrivere un libro (“Roba Nostra”, Il Saggiatore), che, dicevo mentre lo consegnavo alle stampe, “è un libro al futuro”. Una battuta anche questa, certo, perché come si fa a prevedere il futuro? In un libro, poi, che si occupa di incroci pericolosi tra politica, giustizia e affari sporchi… Ma si vede che negli ultimi tempi le battute mi riescono piuttosto bene, visto che anche questa, come quella sul “trasferimento” dei giornalisti, si è avverata.

Avevo detto – e lo racconto in “Roba Nostra” – che in Basilicata l’anno scorso è stato avviato un esperimento, che, se nessuno fosse intervenuto, sarebbe stato riprodotto da qualche altra parte in maniera più ampia e più disastrosa.

E’ accaduto che mentre la procura di Catanzaro (c’era ancora de Magistris) stava indagando su un bel numero di magistrati lucani, di Potenza e di Matera, la procura di Matera (gli indagati) si è messa a indagare sugli indagatori (de Magistris). Come? Surrettiziamente. E cioè? Si è inventato il reato di “associazione a delinquere finalizzato alla diffamazione a mezzo stampa” e ha messo sotto controllo i telefoni di cinque giornalisti (me compreso) e un ufficiale dei carabinieri (quello delegato da de Magistris per le indagini sui magistrati lucani). Così facendo, i magistrati indagati hanno potuto conoscere cosa si dicevano gli indagatori (de Magistris e l’ufficiale delegato a indagare).

Avvertivo: guardate che così va a finire male.

Chiedevo: caro Csm, caro Capo dello Stato, intervenite subito.

Niente. Nemmeno una parola, un singulto, un cenno. Nemmeno quando era chiaro a tutti che quei magistrati lucani, al di là di ogni altra considerazione, vedevano ormai compromessa la loro terzietà. Un magistrato - si dice sempre, e a ragione -, come la moglie di Cesare, deve non soltanto “essere”, ma anche “apparire” imparziale, terzo, non sospettabile di alcunché. Per i magistrati lucani, invece, non è così. Nonostante siano parti in causa, essi continuano a indagare sugli indagatori, chiedono e ottengono proroghe di indagini (siamo alla quarta) perché, dicono, il reato che si sono inventati, l’associazione a delinquere finalizzata alla diffamazione a mezzo stampa, è complicatissimo. E rimangono al proprio posto nonostante le associazioni regionali degli avvocati ne chiedano il trasferimento, per consentire un funzionamento appena credibile della giustizia.

Niente. Si è lasciato incancrenire il problema ed ecco replicato l’esperimento a Catanzaro. La “guerra” fra procure non è altro che la riproduzione di quel corto circuito messo in atto da indagati che indagano sui loro indagatori, affinché, rovesciato il tavolo e saltate per aria le carte, non si sappia più chi ha torto e chi ha ragione perché, appunto, “c’è la guerra”. E dopo la “guerra”, ecco la “tregua” o, se preferite, “l’armistizio” (così, banalmente ma non meno consapevolmente, tutti i giornali, salvo rarissime eccezioni di singoli commentatori).

Guerra e tregua. E’ questo il titolo dell’ultima, penosa sceneggiata italiana su una vicenda, scrivo in “Roba Nostra”, che è la “nuova Tangentopoli” italiana. Quando, sei mesi fa, è uscito il libro, qualcuno mi ha chiesto se non esagerassi. Adesso, l’ex presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, dichiara: “Ciò che sta accadendo oggi è peggio di Tangentopoli”. E Primo Greganti, uno che se ne intende, ammette anche lui, che “sì, oggi è peggio di Tangentopoli”.

Infine, una curiosità, o una coincidenza, o un suggerimento per una puntata al gioco del Lotto, fate voi.

Mi hanno rimosso dal servizio che stavo seguendo a Catanzaro il 3 dicembre 2008. Esattamente un anno prima, il 3 dicembre 2007, Letizia Vacca, membro del Csm, anticipava “urbi et orbi” la decisione che poi il Csm avrebbe preso su Clementina Forleo e Luigi de Magistris. “Sono due cattivi magistrati, due figure negative”, disse la Vacca. E Forleo e de Magistris sono stati trasferiti. Per me, più modestamente, è bastata una telefonata. Ma diceva più o meno la stessa cosa. Diceva che sono un cattivo giornalista.

Carlo Vulpio

Aggiornamento. Sempre dal blog di Carlo Vulpio

E i rappresentanti dei giornalisti, cosa fanno?

Molti di voi in questi giorni mi chiedono: ma cosa hanno fatto i giornalisti, cos'ha fatto il Comitato di Redazione (l'organo interno eletto dai giornalisti di una testata, che li rappresenta nei confronti della direzione politica e dell'editore) per questa vicenda?

Rispondo: finora non hanno fatto nulla. Né i giornalisti, né il CdR.

Per questo ho scritto al CdR una lettera, in cui non rinuncio certo alla "tutela sindacale" (avercela!), ma con cui esprimo tutto il mio scetticismo - visti i precedenti - sulla reale possibilità che il CdR "faccia qualcosa".

Questa lettera doveva restare una lettera riservata al solo CdR.

Senonché, un componente del CdR medesimo, sentendosi colpito da quelle che definisce "le contumelie di Vulpio", ha pensato bene di diramare alla redazione completa (380 giornalisti) una sua letterina tutta offesa per ciò che gli veniva attribuito.

A questo punto, sono stato (davvero) costretto a diffondere in tutta la redazione la mia lettera al CdR e un altro scambio epistolare tra due colleghi del Corriere, Enzo Marzo (che sul suo sito Critica Liberale ha affrontato la questione e mi ha appoggiato in pieno) e Massimo Alberizzi, che chiedeva lumi in seguito alle cose (false) riferitegli da questo membro del CdR sul mio conto.

Con la pubblicazione di tutto questo "carteggio" è stata ripristinata la verità dei fatti, l'intera redazione ha potuto capire di cosa stessimo parlando e il membro del CdR (che parla di "caso Vulpio", quando invece il "caso" è lui) è stato sbugiardato "in diretta".

Ora, se tutto questo è stato portato a conoscenza di 380 giornalisti (più tutte le altre persone che ognuno intenderà eventualmente rendere partecipi della story), mi chiedo perché mai dovrei privare voi, i miei affezionati venticinque lettori, di una lettura così istruttiva... E infatti non ve ne privo. Vi suggerisco soltanto un'avvertenza per l'uso: leggete prima la mia lettera al CdR, poi la lettera del membro del CdR medesimo, infine lo scambio di mail Marzo-Alberizzi. E fatevi un'idea.

Carlo Vulpio

Firma la petizione
http://www.firmiamo.it/siamotutticarlovulpio


fonti:
http://www.carlovulpio.it
http://www.ilbarbieredellasera.com


Marco Travaglio: Questione Morale - tratto da "Anno Zero"

W Las Vegas!!!

Suicidio Di Due Hostess Alitalia...Buon Natale!!!

Chissà quanto è pesata la paura del futuro e dell'ignoto nelle scelte estreme di B.B. una hostess romana di 39 anni e di F. P. una sua collega genovese. Entrambe si sono suicidate nel giro di una decina di giorni (il secondo caso è dell'altro ieri). Nessuno osa collegare direttamente i loro gesti con la crisi della compagnia, ma tutti, parlandone a bassa voce tra un volo e l'altro, fanno ragionamenti tanto ovvi quanto agghiaccianti: "Ne discutevamo ieri con dei colleghi - racconta A. U. - Ci guardavamo, cercavamo di capire. E' vero, nessuno può dir nulla di quello che succede nella testa e nel cuore di una persona... di quello che ti porta a una scelta così. Ma tutti eravamo d'accordo che se uno ha dentro una grossa fragilità, una sofferenza, un dolore personale; se uno sta male, tutto questo che sta accadendo a noi e intorno a noi può diventare una spinta importante, se non determinante a un gesto così grave e terribile". Oltre, nessuno si sente di andare, ma qualcuno dovrà cominciare a pensare se due suicidi in dieci giorni in una categoria di poche migliaia di persone unite da un destino drammatico, sono ascrivibili alla normalità.
La normalità, all'Alitalia, se n'è andata da tempo.

fonte: http://www.repubblica.it/2008/11/sez...ma-e-caos.html
fonte:www.politicaonline.net

martedì 16 dicembre 2008

lunedì 15 dicembre 2008

Manifestazioni in favore del giornalista Montasser al Zaidi


BAGDAD - Manifestazioni di piazza e stuoli di avvocati pronti a prendere le sue difese. L'Iraq si mobilita per il cronista che ieri ha tirato le sue scarpe al presidente americano George W. Bush.

Montasser al Zaidi, sciita di 28 anni, giornalista del canale tv al-Baghdadiya, che trasmette dal Cairo, è stato arrestato, sottoposto a perizia psichiatrica ma non ancora formalmente incriminato. Ma ha già raccolto un'ondata di consenso. Oggi i manifestanti, che hanno affollato Sadr City, roccaforte del leader religioso anti-Usa Moqtada al-Sadr, hanno lanciato le proprie scarpe contro i veicoli militari americani'. Anche a Najaf, citta' sciita, la folla ha espresso tutto il suo dissenso contro l'America di Bush, gridando e protestando.

Il lancio delle scarpe, infatti, è un'ingiuria particolarmente grave per la cultura araba e islamica, tanto più che il cronista ha tacciato il presidente Usa di "cane", offesa pesantissima poichè si tratta di un animale considerato impuro dai musulmani. Pe questo al Zaidi rischia una condanna a due anni di carcere per oltraggio a un capo di Stato straniero in visita, che diverrebbero addirittura quindici se fosse giudicato colpevole di tentato omicidio.

Ma al suo fianco sono scesi più di "200 avvocati iracheni e di altri Paesi". Un esercito di legali pronti a difenderlo, a titolo gratuito, dice Khalil al-Dulaymi, ex avvocato del defunto presidente iracheno Saddam Hussein. "La nostra linea difensiva - dice l'avvocato - si baserà sul principio che gli Stati Uniti occupano l'Iraq e che quindi ogni forma di resistenza è legittima, compreso il lancio delle scarpe".
Ulema. Il gesto del giornalista trova anche il plauso del consiglio degli Ulema. "Un momento storico - lo definiscono - che ha mostrato agli Stati Uniti ed a tutto il mondo quello che gli iracheni pensano dell'occupazione".

Fonte: "La Repubblica"

Giornalista tira scarpe a Bush

Baghdad. Il giornalista irakeno, Muntasser Al Zaidi, durante una conferenza stampa di Bush, tira tutte e due le sue scarpe contro l'attuale presidente in carica degli Stati Uniti.

sabato 13 dicembre 2008

mercoledì 10 dicembre 2008

Grecia - Comunicato del politecnico occupato di Atene


LO STATO UCCIDE!

Sabato 6 Dicembre 2008, Alexandros Grigoropoulos, un compagno 15enne, è stato ucciso a sangue freddo con un proiettole nel petto da un agente nella zona di Exarchia. Contrariamente alle affremazioni dei poliziotti e dei giornalisti, complici del delitto, questo non è stato un “incidente isolato”, ma un'esplosione dello Stato di repressione che sistematicamente e in maniera organizzata colpisce coloro che resistono, coloro che si ribellano, gli anarchici e gli antiautoritari. Questo è il picco del terrorismo di Stato, espresso con la promozione del ruolo dei meccanismi repressivi, il loro continuo armamento, il crescente livello di violenza utilizzato, con la dottrina della “tolleranza zero”, con la viscida propaganda dei media che criminalizza coloro che stanno lottando contro l'autorità.

Sono queste condizioni a preparare il terreno per l'intensificazione della repressione, nel tentativo di guadagnare in anticipo il consenso popolare e rifornendo di armi lo Stato assassino in uniforme! La violenza letale contro le persone nella lotta sociale e di classe è volta alla sottomissione di tutti, serve da punizione esemplare, significa la diffusione della paura. E' parte del più ampio attacco di Stato e padroni contro l'intera società, al fine di imporre più rigide condizioni di sfruttamento e oppressione, per consolidare il controllo e la repressione. Dalla scuola alle università, fino alle segrete prigioni della schiavitù con i centinaia di lavoratori morti nei cosiddetti “incidenti sul lavoro” e la povertà che abbraccia una larga fascia della popolazione... Dai campi minati ai confini, i pogrom e gli omicidi di migranti e rifugiati ai numerosi “suicidi” nelle carceri e nelle stazioni di polizia... dagli “spari accidentali” nei posti di blocco della polizia alla violenta repressione delle resistenze locali, la Democrazia sta mostrandi i suoi denti!

In un primo momento dopo l'uccisione di Alexandros, manifestazioni spontanee e riots sono esplsi nel centro di Atene, il Politecnico, le Facoltà di Economia e Diritto sono state occupate e attacchi contro i simboli di Stato e Capitalismos hanno avuto luogo in molti quartieri periferici e nel centro città. Manifestazioni, attacchi e scontri sono scoppiati in Tessalonica, a Patrasso, Volos, Chania e Heraklion (Crete), a Giannena, Komotini e molte altre città. Ad Atene, in Patission Street – fuori dal Politecnico e dalla Facoltà di Economia – gli scontri sono continuati tutta la notte. Fuori dal Politecnico la polizia ha fatto uso di proiettili di plastica Sabato 7 Dicembre, centinaia di persone hanno manifestato verso il quartier generale della polizia ad Atene, attaccando la polizia. Scontri di tensione mai vista si sono diffusi nelle strade del centro città, durati fino a notte fonda. Molti manifestanti sono feriti ed alcuni sono stati arrestati.

Noi continuiamo l'occupazione del Politecnico, cominciata sabato notte, creando uno spazio per tutte le persone che lottano e un altro focus permanente della resistenza in città. Nelle barricate, nelle occupazioni delle università, nelle manifestazioni e nel le assemblee noi terremo viva la memoria di Alexandros, ma anche la memoria di Michalis Kaltezas e di tutti i compagni uccisi dallo Stato, che hanno dato forza alla lotta per un mondo senza padroni né schiavi, senza polizia, armi, prigioni e confini. I proiettili degli assassini in uniforme, l'arresto e le manganellate ai manifestanti, i gas chimici lanciati dalle forze di polizia, non solo non riusciranno a imporci paura e silenzio, ma diverranno la ragione per sollevarci contro il terrorismo di Stato, il grido della lotta per la libertà, per abbandonare la paura e incontrarci - ogni giorno sempre più – nelle strade della rivolta.

Affinché la rabbia li inondi e li affoghi!

IL TERRORISMO DI STATO NON PASSERA'!

PER L'IMMEDIATO RILASCIO DI TUTTI GLI ARRESTATI NEGLI EVENTI DI SABATO 7 E DOMENICA 8 DICEMBRE

Esprimiamo la nostra solidarietà a tutti coloro che stanno occupando le università, manifestando e scontrandosi con gli omicidi di Stato in tutto il mondo.

L'occupazione del Politecnico - Atene

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THE STATE MURDERS

On Saturday December 6, 2008, Alexandros Grigoropoulos, a 15-year old comrade, was murdered in cold blood, with a bullet in the chest by a cop in the area of Exarchia. Contrary to the statements of politicians and journalists who are accomplices to the murder, this was not an "isolated incident", but an explosion of the state repression which systematically and in an organised manner targets those who resist, those who revolt, the anarchists and antiauthoritarians.

It is the peak of state terrorism which is expressed with the upgrading of the role of repressive mechanisms, their continuous armament, the increasing levels of violence they use, with the doctrine of "zero tolerance", with the slandering media propaganda that criminalises those who are fighting against authority. It is these conditions that prepare the ground for the intensification of repression, attempting to extract social consent beforehand, and arming the weapons of state murderers in uniform! Lethal violence against the people in the social and class struggle is aiming at everybody's submission, serving as exemplary punishment, meant to spread fear. It is part of the wider attack of the state and the bosses against the entire society, in order to impose more rigid conditions of exploitation and oppression, to consolidate control and repression.

From school and universities to the dungeons of waged slavery with the hundreds of dead workers in the so-called "working accidents" and the poverty embracing large numbers of the population… From the minefields in the borders, the pogroms and the murders of immigrants and refugees to the numerous "suicides" in prisons and police stations… from the "accindental shootings" in police blockades to violent repression of local resistances, Democracy is showing its teeth! > the first moment after the murder of Alexandros, spontaneous demonstrations and ririots burst in the center of Athens, the Polytechnic, the Economic and the Law Schools are being occupied and attacks against state and capitalist targets take place in many different neighborhoods and in the city centre. Demonstrations, attacks and clashes erupt in Thessaloniki, Patras, Volos, Chania and Heraklion in Crete, in Giannena, Komotini and many more cities.

In Athens, in Patission street –outside the Polytechnic and the Economic School- clashes last all night. Outside the Polytechnic the riot police make use of plastic bullets. On Sunday the 7th December, thousands of people demonstrate towards the police headquarters in Athens, attacking the riot police. Clashes of unprecedented tension spread in the streets of the city centre, lasting until late at night. Many demonstrators are injured and a number of them are arrested. We continue the occupation of the Polytechnic School which started on Saturday night, creating a space for all people who fighting to gather, and one more permanent focus of resistance in the city.

In the barricades, the university occupations, the demonstrations and the assemblies we keep alive the memory of Alexandros, but also the memory of Michalis Kaltezas and of all the comrades who were murdered by the state, strengthening the struggle for a world without masters and slaves, without police, armies, prisons and borders. The bullets of the murderers in uniform, the arrests and beatings of demonstrators, the chemical gas war launched by the police forces, not only cannot manage to impose fear and silence, but they become for the people the reason to raise against state terrorism the cries of the struggle for freedom, to abandon fear and to meet –more and more every day- in the streets of revolt. To let the rage overflow and drown them!

STATE TERRORISM SHALL NOT PASS! IMMEDIATE RELEASE OF ALL THE ARRESTED IN THE EVENTS OF SATURDAY AND SUNDAY (7-8 DECEMBER).

We are sending our solidarity to everyone occupying universities, demonstrating and clashing with the state murderers all over the country.

The Occupation of the Polytechnic University in Athens

Mar, 09/12/2008 – 18:23

Fonte:
http://anarchicipistoiesi.noblogs.org

http://ch.indymedia.org/
http://www.occupiedlondon.org/blog/

domenica 7 dicembre 2008

Ucciso 15enne dalla polizia greca

Violenti scontri ad Atene e in altre città greche dopo la morte di un ragazzo di 15 anni.

Dopo una notte di sommossa, le più imponente in Grecia dal 1991, proseguono gli scontri nel centro di Atene tra gruppi di giovani e forze della polizia, in seguito alla morte di un adolescente di 15 anni, ucciso dalla polizia.
Il giovane, Andréas Grigoropoulos, 15 anni, è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco sabato da un agente nel corso di uno scontro tra un gruppo di giovani e dei poliziotti, nel quartiere di Exarchia, dove sono frequenti simili scontri.

Secondo alcuni testimoni, il dramma si è prodotto sabato sera verso le 21.00 quando un gruppo di giovani se l’è presa con un’auto della polizia. Un agente ha sparato tre colpi e il giovane è stato colpito al petto.
Secondo un comunicato della polizia, la macchina, con a bordo due funzionari, pattugliava il quartiere di Exarchia, nel centro di Atene, quando è stato oggetto di un lancio di pietre da parte di un gruppo di una trentiana di persone.

7/12/2008.

Atene.

Nella notte tra sabato e domenica, centinaia di persone hanno manifestato nel centro di Atene e nelle principali città greche per protestare contro la morte del ragazzo. Gli assembramenti sono rapidamente degenerati: alcuni fuochi sono stati accessi davanti ad alcune banche e una ventina di automobili date alle fiamme nel centro di Atene, di Salonicco (nord) e di Patrasso (Sud). Secondo un bilancio provisorio della polizia, sono stati provocati danni a 17 banche ad Atene e a 5 a Salonicco, oltre a diversi negozi. A Héraklion, capoluogo dell’isola di Creta, tre succursali bancarie sono state danneggiate e alcune molotov sono state lanciate contro la prefettura. A Patrasso, alcuni ordigni esplosivi sono stati lanciati contro la Direzione della polizia della città.

Domenica mattina, le principali università della capitale greca sono ancora occupate. Gruppi di giovani travisati lanciano ancora pietre e molotov sulle forze dell’ordine davanti alla faoltà di Diritto di Atene; la polizia risponde con lanci di lacrimogeni. Altri gruppi di giovani sono trincerati al Politecnico, nel quartiere dove è scoppiato il tutto.


Alcune immagini degli scontri di Atene.

Fonte: http://www.alasbarricadas.org

Durante lo scorrere delle immagini è consigliato l'ascolto di una delle canzoni proposte



mercoledì 3 dicembre 2008

Bird and Fortune - Subprime Crisis

Video molto divertente ed esplicativo, tratto dalla celebre trasmissione, Bird & Fortune.
Questi due attori simulano un intervista ad un fantomatico "investement banker" George Parr
...

Lingua inglese
Sottotitoli in spagnolo

Bob Marely - Burnin' and lootin'



Burnin' and lootin'

This morning I woke up in a curfew;
O god, I was a prisoner, too - yeah!
Could not recognize the faces standing over me;
They were all dressed in uniforms of brutality. eh!

How many rivers do we have to cross,
Before we can talk to the boss? eh!
All that we got, it seems we have lost;
We must have really paid the cost.

(that's why we gonna be)
Burnin and a-lootin tonight;
(say we gonna burn and loot)
Burnin and a-lootin tonight;
(one more thing)
Burnin all pollution tonight;
(oh, yeah, yeah)
Burnin all illusion tonight.

Oh, stop them!

Give me the food and let me grow;
Let the roots man take a blow.
All them drugs gonna make you slow now;
Its not the music of the ghetto. eh!

Weeping and a-wailin tonight;
(who can stop the tears? )
Weeping and a-wailin tonight;
(weve been suffering these long, long-a years!)
Weeping and a-wailin tonight
(will you say cheer? )
Weeping and a-wailin tonight
(but where? )

Give me the food and let me grow;
Let the roots man take a blow.
I must say: all them - all them drugs gonna make you slow;
Its not the music of the ghetto.

We gonna be burning and a-looting tonight;
(to survive, yeah!)
Burning and a-looting tonight;
(save your baby lives)
Burning all pollution tonight;
(pollution, yeah, yeah!)
Burning all illusion tonight
(lord-a, lord-a, lord-a, lord!)

Burning and a-looting tonight;
Burning and a-looting tonight;
Burning all pollution tonight. /fadeout/

Report sulla crisi

Ciao a tutti/e,
ecco il primo post di trichechi...
un riassunto in 8 parti con il quale la redazione di "Report" descrive la crisi.

Istruzioni per l'uso:
quando ogni singola parte starà per terminare apparirà in basso a sx una finestrella sulla quale dovrete cliccare per andare alla parte successiva...
buona visione