mercoledì 31 marzo 2010

Jodel - Jolemorroidi!!!

Mario Monicelli - intervista a Raiperunanotte



"La speranza, di cui parla lei, è una trappola, è una brutta parola e non si deve usare...la speranza è una trappola inventata dai padroni...Mai avere la speranza, la speranza è una trappola, è una cosa infame inventata da chi comanda..." Mario Monicelli

Raiperunanotte

giovedì 18 marzo 2010

La vera storia di quella comunista di Cappuccetto Rosso

Duemiladieci battute di Francesca Fornario

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La vera storia di quella comunista di Cappuccetto Rosso

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Berlusconi racconta ai nipotini la favola di Cappuccetto Rosso. C’era una volta un lupo democraticamente eletto che aveva dei denti affilatissimi e per questo era mooolto invidiato. Più di tutti lo invidiava una nonnina che viveva sul colle e non usciva mai di casa per recarsi nella tana del lupo: era sempre il povero lupo che doveva andare da lei e perdere un sacco di tempo. Una sera il lupo bussa a casa della vecchia e quella nemmeno gli apre. Gli dice: «È questa l’ora di presentarsi? È tardi, ho sonno, torna domani!». Ma il lupo non può aspettare perché ha fame, così butta giù la porta, si mangia la nonnina e si mangia anche i due radicali che si erano violentemente sdraiati all’ingresso per impedire al lupo di entrare. A quel punto il lupo si mette a dormire nel letto della nonna, che tra parentesi è anche scomodo perché è di appena due piazze. Nascosto sotto le coperte, aspetta che arrivi Cappuccetto Rosso: una bambina figlia di comunisti e prevenuta nei confronti del lupo. Da anni Cappuccetto Rosso racconta a tutti gli animali della foresta che il lupo è cattivo, prepotente e amico di certi avvoltoi, facendo al lupo una pessima pubblicità. Così il lupo, per farla stare zitta, attende che Cappuccetto Rosso si avvicini al letto, poi spalanca la bocca e se la mangia. Tra parentesi, gli rimane pure sullo stomaco. In quel mentre passa un cacciatore che sente le urla di Cappuccetto Rosso, capisce che la bambina è in pericolo, entra in casa e spara al lupo. Un fatto gravissimo perché il cacciatore non era competente per territorio. Inoltre, non aveva nessun diritto di ascoltare le urla di Cappuccetto Rosso senza la preventiva autorizzazione del lupo. Inoltre, quelle erano palesemente urla a orologeria, dato che il giorno dopo c’erano le elezioni e il lupo era candidato. Per fortuna, il lupo indossava un giubbetto antiproiettile dono del suo avvocato: una precauzione necessaria in attesa che entrasse in vigore la riforma della giustizia, quella che avrebbe finalmente obbligato i cacciatori a caricare il fucile a salve.

17 marzo 2010

sabato 13 marzo 2010

Il campo della pace israeliano non è morto. Piuttosto non è mai nato.

Martedì 09 Marzo 2010 09:25 Gideon Levy

Haaretz, 7 marzo 2010

Il campo della pace israeliano non è morto. Piuttosto non è mai nato. Anche se è vero che dall’estate del 1967 vari gruppi politici radicali e coraggiosi si sono impegnati contro l’occupazione – tutti degni di stima – qui non è mai esistito un ampio, influente campo della pace.

E’ vero, dopo la guerra di Yom Kippur, dopo la prima guerra del Libano e durante i vertiginosi giorni di Oslo (oh, che giorni da capogiro), i cittadini sono scesi in strada, di solito quando era bel tempo e quando alle manifestazioni si suonava il meglio della musica israeliana, ma pochi dicevano qualcosa di decisivo o di coraggioso e ancora meno erano quelli pronti a pagare di persona per le loro attività. Dopo l’assassinio del Primo ministro Yitzak Rabin la gente accendeva candele in piazza e cantava canzoni Aviv Geffen, ma certo non si poteva parlare di un vero e proprio campo della pace.

È altresì vero che quella assunta dal cosiddetto movimento Matzpen subito dopo la guerra dei sei giorni è ormai diventata la posizione israeliana condivisa, ma sono solo parole, prive di contenuto. Niente di significativo è stato fatto sinora per metterla in pratica. Ci si sarebbe aspettati di più, molto di più, da una società democratica che ha dietro casa una così lunga e crudele occupazione e il cui governo ha soprattutto usato il linguaggio della paura, delle minacce, della violenza. In passato sono esistite società nel cui nome sono state commesse ingiustizie spaventose, ma almeno in alcune si sono avute genuine proteste di sinistra, arrabbiate e determinate, di quelle che implicano rischio e coraggio e non si limitano ad azioni all’interno del comodo consenso. Una società occupante le cui piazze sono state vuote per anni, eccezion fatta per vacui raduni commemorativi e proteste con scarsa partecipazione, non può lavarsene le mani. Né lo possono la pace e la democrazia.

Il fatto che non sia scesa in piazza una gran quantità di gente durante l’operazione israeliana Cast Lead a Gaza, dimostra che non esiste un campo della pace. Se la gente non si riversa nelle strade adesso – quando i pericoli sono in agguato e si perdono continuamente le occasioni e la democrazia riceve colpi su colpi ogni giorno e non ci sono risorse sufficienti per difenderla e la destra controlla la scena politica e i coloni accumulano sempre più potere – vuol dire che non esiste una vera sinistra.

Non c’è niente che faccia capire il triste stato della sinistra come il dibattito sul futuro del partito Meretz. È della settimana scorsa la strana e ridicola relazione sul mediocre risultato del partito nelle ultime elezioni. Il Meretz è scomparso perché ha perso la parola; non c’è bisogno di una commissione per scoprirlo. Ma anche nei suoi giorni migliori il Meretz non era un vero campo della pace. Quando plaudeva a Oslo, ignorava deliberatamente il fatto che i campioni degli “storici” accordi di pace non avevano mai pensato di evacuare anche un solo insediamento nel corso della grande “conquista” che valse ai suoi promotori il premio Nobel per la pace, sì, per la pace. Coloro che militavano da questa parte trascuravano anche le violazioni degli accordi perpetrate da Israele, la sua pace ingannevole.

Comunque, il problema affondava le sue radici soprattutto nell’impossibile adesione della sinistra al sionismo nel senso storico. Proprio come non può esserci uno Stato democratico ed ebraico a un tempo, occorre stabilire anzitutto che cosa viene prima – non può esserci una sinistra che condivida le posizioni del sionismo ormai superato, che ha costruito lo Stato ma ne ha guidato il corso. Questa illusoria sinistra non è mai riuscita a capire sino in fondo il problema palestinese – creato nel 1948, non nel 1967 – poiché non si rende conto che esso non può essere risolto ignorando l’ingiustizia fatta sin dall’inizio.

La sinistra illusoria non ha mai capito il punto più importante: per i palestinesi, accettare i confini del 1967 insieme a una soluzione del problema dei rifugiati, che comprenda il ritorno di almeno un numero simbolico di questi, sono concessioni penose. Essi rappresentano anche il solo giusto compromesso, senza il quale non sarà possibile arrivare a una soluzione pacifica; ma è insensato accusare i palestinesi di perdere un’occasione. Una proposta siffatta, anche considerando quelle “di vasta portata” di Ehud Barak e Ehud Olmert, non gli è mai stata fatta.

Il Meretz troverà certamente un qualche accordo organizzativo e tornerà ad avere una mezza dozzina di membri elettei alla Knesset, un giorno particolarmente fortunato ne avrà forse una dozzina. Ma questo non è molto. Gli altri gruppi di sinistra, sia ebrei sia arabi, restano esclusi. Nessuno sa che farsene, nessuno pensa ad accoglierli, e sono troppo piccoli per esercitare qualsiasi influenza. Non resta che dire pane al pane: Il campo della pace israeliano è ancora un bambino non nato.

Testo inglese in http://www.haaretz.com/hasen/spages/1154539.html - traduzione di Marilla Boffito

Una volta la giustizia abitava a Gerusalemme, adesso la fanno i coloni

Una volta la giustizia abitava a Gerusalemme, adesso la fanno i coloni

di Avraham Brug

da Haaretz del 07/03/2010 (http://www.haaretz.com/hasen/spages/1154537.html)

La più grande, unificata Gerusalemme è stata fatta a pezzi. La capitale israeliana – ebrea e araba – è diventata la capitale di pericolosi e allucinati fanatici. Questa non è la città di tutti i suoi abitanti, né la capitale di tutti i suoi cittadini. È una città triste che appartiene ai suoi coloni, ai suoi Ultra-Ortodossi, ai suoi abitanti violenti e ai suoi messia.

Il profeta ha chiesto: “Come ha fatto la città della fede a diventare una meretrice! Lei che era abitata dalla giustizia, e adesso dagli assassini!” (Isaiah 1:21). Qui ancora non ci sono stati omicidi, ma l’anima della nazione sta morendo ogni giorno davanti ai nostri occhi. Lo spirito israeliano della giustizia è stato calpestato da politici, coloni e giudici. L’anima della nazione è stata assassinata con gli eccessi di burocrazia e l’indifferenza.

Sì, la capitale del popolo ebraico – quel popolo che ha sempre giurato di non fare agli altri ciò che non avrebbe voluto facessero a lui - è diventata una meretrice. Moralmente lasciva, emotivamente svenduta. È manipolata dai suoi pastori per i loro stessi benefici ed è piena di leggi – tutti fanno causa a tutti, nascondendosi dietro il diritto dell’ingiustizia. E i giudici – come se fossero costretti – emettono sentenze in conformità con leggi discriminatorie, unicamente per il “popolo eletto”. Una volta la giustizia abitava qui. Adesso la fanno i coloni, assassini dell’anima della nazione.

E nessuno dice una parola, eccetto pochi patrioti. Il popolo della verità e della morale, che si rifiuta di stare a guardare mentre lo Stato dei rifugiati ebrei ripetutamente getta famiglie palestinesi sulla strada e consegna le loro povere case a delinquenti barbuti e bestemmiatori.

Queste persone integre sono la sinistra di Gerusalemme, che è passata attraverso innumerevoli scontri con la folle “sindrome di Gerusalemme”. Conoscono fin troppo bene la minacciosa verità della città, i suoi terribili adolescenti, e non si volteranno più dall’altra parte. Si sono impegnati a fermare con i loro corpi gli energumeni tedofori che cercano di appicare il fuoco.

Al momento, nessuno guida la città, né la salvezza per lei arriverà dal leader eletto del paese. Il caso di Sheikh Jarrah è oltre la conoscenza del sindaco Nir Barkat e del primo ministro Benjamin Netanyauh, come se le agitazioni non fossero affare loro, come se stessero accadendo in Sudan o a Teheran. E in mancanza di una leadership dello Stato, e di una coalizione per la pace, i nostri figli se ne sono assunti la responsabilità, scrollandosi via di dosso l’indifferenza e la disperazione, e ci hanno portati qui. Il cerchio si sta allargando, ed è pieno di vita, rabbia e speranza. L’umanesimo israeliano è rinato a Gerusalemme Est.

Stiamo lì con la calura estiva e sotto la pioggia invernale, urlando e invitando gli altri a raccogliersi intorno a noi, alla ricerca sia dello Shabbat che della pace. Non retrocederemo davanti ad ufficiali di polizia violenti o a molestatori e teste calde. Noi restiamo lì e promettiamo: non rimarremo in silenzio quando Ahmad e Aysha saranno costretti a dormire per strada, fuori dalla propria casa, diventata di dominio dei coloni. È giustizia questa? Non la nostra! No, questa è iniquità.

Gerusalemme si sta svuotando più velocemente di qualsiasi altra città al mondo. In un primo momento l’hanno lasciata i suoi facoltosi residenti, in seguito i suoi cittadini moderati hanno abbandonato la nave, seguiti dai laici e dai giovani. Molto presto non ci sarà più nessuno da lasciare lì a vivere, e la città resterà completamente sola. Le fonti di luce sono state estinte, offuscate da raggi di oscurità.

Per quanto tempo, signor Primo Ministro e signor Sindaco? E perché voi, giudici di Israele, collaborate con il diavolo che minaccia di distruggerci? Venite con noi, tornate al giudaismo del “Non rubare” e “Non uccidere”. Lasciate Sheikh Jarrah ora!

(Traduzione in italiano di Cecilia Dalla Negra)

Vi prego di boicottare la GS di Via dei Colli Portuensi (Roma)

A tutti coloro che abitano a Roma in zona Monteverde Nuovo- fate girare

Vi prego di boicottare la GS di Via dei Colli Portuensi (Roma) dove si protraggono e vengono permessi atteggiamenti violenti e razzisti nei confronti di persone straniere "gli extracomunitari". Non sono più casi isolati, ma un atteggiamento collettivo che vede complici commessi e dirigenti. Oggi pomeriggio l'addetto al pesce ha rotto il setto nasale, per ragioni personali, ad un uomo proveniente dall'est europa, al grido di "vai ad imparare l'italiano" nell'approvazione generale. È ora di dire Basta! Siamo persone civili, non importa se di destra o di sinistra, non posso credere che l'Italia sia solo questa, se qualcuno deve essere isolato è il"razzista" e i suoi complici silenziosi.

Campo Rom di Torre del Lago

L’Alto Commissario dell’ONU per i Diritti Umani, Sig.ra Navi Pillay, in questi giorni in Italia per una visita all’interno di alcuni campi rom è rimasta sconcertata per le condizioni in cui centinaia di uomini, donne e soprattutto bambini sono costretti a vivere. In modo particolare ha sottolineato come sia forte la tendenza a far prevalere le questioni di sicurezza. In effetti quando si parla di rom li si inquadra immediatamente in un contesto di ordine pubblico, a questo non si sottrae nemmeno l’amministrazione viareggina che, dopo aver dimenticato per mesi e mesi che c’era un campo rom comunale, privo di qualsiasi servizio, ha ora pensato bene di nominare, in maniera diretta, senza nessuna gara d’appalto, senza alcun criterio comprensibile che ne giustifichi la scelta, un guardiano che sorvegli costantemente la piccola comunità stanziata a Torre del Lago. Stiamo parlando di 30 persone di cui la metà bambini. Apprendiamo l’enorme cifra che questa operazione comporta (25mila euro) e rimaniamo sconcertati, a maggior ragione se corrisponde al vero il fatto che sono fondi sottratti alle attività estive per i minori. Perché non sono state consultate le associazioni di volontariato e i sindacati? In democrazia si fa così, soprattutto se esistono sul territorio associazioni con comprovata esperienza e rapporto consolidato con la comunità rom. Sia ben chiaro che i soldi preventivati non verranno spesi a favore dei rom e sicuramente sarebbe stato possibile redigere un progetto con il mondo del volontariato con un costo di gran lunga inferiore. Il che equivale a dire che la città ne avrebbe avuto un bel risparmio, perché mai la giunta preferisce spendere così tanto? Non è vergognoso se lo confrontiamo a tutti i tagli effettuati sul sociale? Quali sono veramente gli elementi che giustificano questa scelta? Constatiamo per altro che 25mila euro sono esattamente un terzo della cifra che il comune ha ottenuto dalla Regione per l’inserimento lavorativo dei capo famiglia presenti al campo e che da giugno 2008 ancora rimangono inutilizzati. Al campo non ci sono potenziali delinquenti da sorvegliare ma persone che vogliono inserirsi nel nostro tessuto sociale. Il campo non deve diventare una specie di istituto dove qualsiasi movimento è controllato a vista ma un luogo dove ci si può incontrare come molte volte abbiamo fatto. Dove i bambini che vanno a scuola possono liberamente invitare un loro compagno. Perché la storia va avanti cari signori ed è in avanti che dobbiamo guardare e soprattutto scrollarci di dosso il vecchiume di una politica basata sulla paura dell’altro e così poco rispettosa della democrazia.


Berretti Bianchi

Elsa Morante: il Dittatore e il Popolo italiano

"Il capo del Governo si macchiò ripetutamente durante la sua carriera di delitti che, al cospetto di un popolo onesto, gli avrebbero meritato la condanna, la vergogna e la privazione di ogni autorità di governo. Perché il popolo tollerò e addirittura applaudì questi crimini? Una parte per insensibilità morale, una parte per astuzia, una parte per interesse e tornaconto personale. La maggioranza si rendeva naturalmente conto delle sue attività criminali, ma preferiva dare il suo voto al forte piuttosto che al giusto. Purtroppo il popolo italiano, se deve tra il dovere e il tornaconto, pur conoscendo quale sarebbe il suo dovere, sceglie sempre il tornaconto. Così un uomo mediocre, grossolano, di eloquenza volgare ma di facile effetto, è un perfetto esemplare dei suoi contemporanei. Presso un popolo onesto, sarebbe stato tutt'al più il leader di un partito di modesto seguito, un personaggio un po' ridicolo per le sue maniere, i suoi atteggiamenti, le sue manie di grandezza, offensivo per il buon senso della gente e causa del suo stile enfatico e impudico. In Italia è diventato il capo del governo. Ed è difficile trovare un più completo esempio italiano. Ammiratore della forza, venale, corruttibile e corrotto, cattolico senza credere in Dio, presuntuoso, vanitoso, fintamente bonario, buon padre di famiglia ma con numerose amanti, si serve di coloro che disprezza, si circonda di disonesti, di bugiardi, di inetti, di profittatori; mimo abile, e tale da fare effetto su un pubblico volgare, ma, come ogni mimo, senza un proprio carattere, si immagina sempre di essere il personaggio che vuole rappresentare."

Qualunque cosa abbiate pensato, il testo, del 1945, si riferisce a Mussolini...

mercoledì 10 marzo 2010

Vinicio Capossela - Modì



Si adagia la sera
su tetti e lampioni
e sui vetri appannati dei bar
e il freddo ci mangia
la mente e le mani
e il colore dell'ambra dov'è?
ripensa alla luce
e al sole d'Italia
che Dante d'autunno cantò

che io sto vicino a te
e tu sai perché
stai vicino a me
questa notte e domani se puoi

ricordi via Roma
la luna rideva
lì ti ho scelto e voluto per me
mi guardavi e parlavi
dei volti tuoi strani
degli occhi a cui hai tolto l'età
e ora si scioglie la sera
nei pernod, nei caffè
nei ricordi che abbiamo di noi
per amore tradivi
per esister morivi
per trovarmi fuggivi fin qua
perché Livorno dà gloria
soltanto all'esilio
e ai morti la celebrità

ma io sto vicino a te
in silenzio accanto a te
stai vicino a me
questa notte e domani se puoi

questa notte e altre notti
verranno anche se
non sentiremo ancora cantar
ascolteremo la pioggia
bagnarci i colori
e mischiare i miei pensieri nei tuoi
ormai è l'alba e ho paura
di stare a restare
da sola a scordarmi di noi

e allora sto
vicino a te
anche se non vedi che
io son qui vicino a te
questa notte e domani
sarò...

domenica 7 marzo 2010

Guida Extragalattica Per Autolesionisti (Version 1.1)

Alessandra Chi?

il blog di Chi?

Guida Extragalattica Per Autolesionisti (Version 1.1)

con un commento

A chi si rivolge

La guida è rivolta a: autolesionisti, soggetti ansiosi, depressi, con disturbi psicosomatici e borderline che siano Terrestri, Marziani, Venusiani, utenti Windows o Mac.

Propositi

Questa breve e concisa guida si propone di fornire, in appena 5 passi, gli strumenti indispensabili a tutti i personaggi succitati e anche a coloro che decidano arbitrariamente di diventarlo affinché possano, con consapevolezza, vivere appieno il loro ruolo di disadattati nella società e non più al di fuori di essa come finora si era sempre abituati a pensare.

L’idea

L’idea base, dalla quale la necessità del “Bignami del disadattato” nasce, risiede nel fatto che l’autolesionista è un personaggio cardine all’interno della struttura a piramide dell’odierna società, in quanto, grazie ai propri deliri, riesce a muovere come pochi l’economia: pensate a tutti gli psicofarmaci e ansiolitici immessi sul mercato dalle case farmaceutiche, come anche lassativi, antiematici e antipropulsivi, nel caso di coliti e nausee di natura psicosomatica, o, ancora, l’ascesa di figure professionali quali psicoanalisti, psichiatri, dietologi e quant’altro, per non parlare, poi, del costante arricchimento delle industrie produttrici di tabacco, alcolici e dolciumi.

Dunque, in parole povere, l’autolesionista è indispensabile e in un’epoca in cui ci si sente sempre più inutili, un’opzione potrebbe essere decidere di farsi del male al fine di avere un ruolo attivo.

L’autolesionista.

L’autolesionista, per definizione, è colui che compie, consciamente o meno, danni rivolti alla propria persona, sia in senso fisico che in senso astratto. Può essere molto semplice immaginare come la lesione fisica auto inflitta possa fare di chiunque un autolesionista, ma è del secondo caso che ci si vuole occupare.

Step 1: il disagio con il proprio corpo.

Per quanto ci si riempia la bocca con bei paroloni del tipo “l’aspetto non è tutto”, è con il nostro corpo che ci relazioniamo agli altri e, magari, non sarà fondamentale essere perfetti, essere belli, ma è vitale saperci convivere ed esservi a proprio agio.

Bene, la prima cosa da fare è, senza ombra di dubbio, eliminare dalla vostra testa questa malsana idea zen di fusione panica con il mondo e, giacché parte di esso, starci bene comunque voi siate: scordatevelo!

Vi dovrete fare schifo, non dovrete avere il coraggio di mostrarvi in costume da bagno davanti agli amici, dovrete sentirvi a disagio con l’altro sesso in tutte le circostanze possibili e, se sarete davvero capaci, anche con i vostri simili. Per questo dovrete incominciare il prima possibile, meglio se da bambini.

Prendete un modello estetico divino al quale sapete già in partenza di non poter arrivare e cercate di farlo con tutto il finto impegno di questo mondo.

Nutritevi di merendine del Mulino Bianco e della Mr Day come Soldini, Trancini, Tegolini, Pangoccioli, Flauti, Ciambelle anche se non vi va, anche se siete salutisti.

Il salutismo è un altro concetto da dimenticare: se sarete perseveranti dopo una decina d’anni, avrete una cellulite stagionata di qualità e un girovita non indifferente e potrete finalmente cominciare con l’effetto yo-yo delle diete dimagranti, le visite dai dietologi e a farcire, giorno dopo giorno, il salvadanaio per la liposuzione.

Non vi mettete in testa di fare sport! L’attività fisica produce endorfine, le endorfine fanno bene all’umore. L’umore di merda deve diventare un obiettivo imperante.

Quando sarete budinosi (non necessariamente grassi) dovrete compiere un ennesimo e ultimo sforzo: compratevi dei vestiti di una taglia più piccola della vostra con ottusa ostinazione. In questo modo, soffrirete di acute crisi di abbigliamento ogni volta che dovrete mettere il naso fuori di casa e, in ogni caso, una volta messo, sarete talmente a disagio che vi terrete il cappotto addosso, annoderete un maglione intorno ai fianchi o indosserete una t-shirt oversize di un gruppo musicale.

Step 2: le scelte di vita sbagliate.

Dovete sempre tenere a mente che se davvero volete diventare degli autolesionisti di professione, tutto quello che farete prima di quel momento dovrà essere fallimentare purché educativo al fine ultimo.

Se da bambini avevate il sogno di diventare cardiochirurghi, ingegneri, architetti o avvocati, ammazzate immediatamente il bambino che è in voi e createvi un percorso trasversale che, ad esempio, vi condurrà a essere un geometra non iscritto all’albo, mezzo scenografo con qualifica professionale di arredatore ottenuta con un master post diploma, di quelli che non fa più nessuno. In tal caso, non sarete, come si suol dire, “né carne né pesce”; non potrete firmare pratiche edilizie quindi, tutti quelli che avrebbero voluto risparmiare rivolgendosi ad un geometra, anziché un architetto e/o ingegnere, non potranno essere vostri clienti; non potrete vivere grazie ai vostri progetti di arredamento d’interni perché se i clienti dovranno comunque pagare un architetto o un ingegnere per le pratiche edilizie, tanto vale far fare tutto a lui; il teatro ve lo scordate perché i laureati dell’accademia di Bari non sanno niente di scenotecnica (è risaputo in tutta Italia), figuratevi cosa penserebbe un regista o un produttore del vostro curriculum da non laureato; all’Ikea richiedono fisici nucleari per avvitare le lampadine, dottori in economia per battere gli scontrini e architetti con esperienza quinquennale nel campo del vetrinismo per posizionare i vasetti sulle mensole Lack…siete fuori, non siete abbastanza qualificati e, se proprio siete testardi, potrete sempre confidare in un nuovo buono pasto ricevuto in seguito al nuovo invio del vostro nuovo curriculum così v’ingozzerete di hot dog svedesi con senape svedese.

Un’alternativa potrebbe essere una laurea in decorazione conseguita presso la già menzionata Accademia di Balle Arti o una bella laurea in lettere o scienze della comunicazione.

Step 3: l’ansia e gli attacchi di panico.

Dovranno diventare il vostro pane quotidiano.

Siate creativi in questo: fate tutto quanto vi passi per la testa purché sappiate già a priori che vi farà star male.

Se soffrite di claustrofobia, andate alla serata gratuita d’inaugurazione del nuovo locale esclusivo raggiungibile solo in automobile che non possedete (dipenderete completamente da chi vi ci ha portati). È molto probabile che vi ritroviate in una folla di centinaia di persone che fa la spola tra il bar e la micro saletta esterna per fumatori, che perdiate i vostri amici, che non sappiate dove “fare l’uovo” e che cominciate a fumare come Patty e Selma; è anche presumibile che, se avrete superato con successo lo step 2, non avrete soldi per pagare 10 euro un bicchiere piccolo di birra. Gli elementi ci sono tutti per avere ansia, attacco di panico con conseguente svenimento.

Per uno svenimento perfetto, è importante non correre immediatamente ai ripari non appena ci si sente strani: se vi evapora miracolosamente la saliva, non bevete; se vi sentite improvvisamente stanchi, non sedetevi; se vi offrono una caramella, non accettatela fuorché non sia uno sconosciuto a farlo (in tal caso ci potrebbero essere dei seguiti imprevedibili e interessanti); se vi da fastidio il fumo del vicino, accendetevi una sigaretta. Ora sì che state davvero male ed è anche come “il cane che si morde la coda”: l’ansia vi ha procurato un attacco di panico che vi sta facendo svenire il che vi procura ansia e un nuovo attacco di panico che…

Sarebbe auspicabile un attacco di panico anche durante occasioni speciali come, ad esempio, il vostro trentesimo compleanno. Uscite il giorno prima. Tutti si aspetteranno che, allo scoccare della mezzanotte, offrirete un giro di cicchetti “all’amicizia”. Uscite senza soldi perché l’architetto non vi ha ancora pagati. Pensate alla vostra vita da quasi trentenni: fa pena? Questo significa che vi state muovendo nella direzione giusta ma in questo momento non dovete pensare al vostro futuro glorioso da disadattati D.O.C., non guardate mai il bicchiere mezzo pieno. Vi sentite un po’ di merda, vero? Vi sta salendo l’ansia? Una vostra amica giovane e bionda vi aiuta a scollettare per offrire il cicchetto. Vergognatevi! Erano 15 anni che non facevate una cosa del genere e fare i punkabbestia non fa di voi, ancora una volta, degli adolescenti! Fate in modo di pensare a cose frustranti e negative di questo tipo. Dopo il cicchetto dovreste cominciare ad avvertire uno strano malessere. Sedetevi nel vaso della pianta secca ripieno di argilla espansa e cicche spente che adorna l’ingresso del trucido locale nel quale le circostanze vi hanno condotto. State male il giorno del vostro compleanno e avete fatto tutto da soli. Avete appena compiuto 30 anni e sedete in un vaso posando le chiappe su argilla e cicche e state per svenire. Siete meravigliosi!

I casi della vita potrebbero portarvi a non uscire di casa troppo spesso ma questo non vuol dire che non dobbiate allenarvi.

Fatevi una doccia dopo una giornata pesante, avvolgetevi nel telo da mare, quello che vostra madre vi ha messo in bagno, con la scritta “Crazy Crazy Dancing!!!” e l’immagine fumettistica di un gabbiano in bermuda che ascolta la radio. Domandatevi cosa abbia fatto vostra madre dei teli da bagno normali, forse li ha dati in pegno a un feticista. Sedetevi sul bordo della vasca e non fate niente; lasciatevi trasportane dal rombo sordo della stufetta da bagno e cominciate a lasciare andare la vostra mente. Se siete le persone che si suppone stiate diventando, vi ritroverete in uno stato catatonico: avrete la postura di Forrest Gump con il vostro fantastico telo da mare, la testa inclinata verso la spalla, lo sguardo nel vuoto o ipnotizzato dalle macchie del marmo e forse anche un rigoletto di bava che scende dalla bocca semiaperta verso il gabbiano danzante. Cominciate a pensare alla morte del vostro adorato cane e a quanto starete male quando la cosa si ripeterà per i vostri gatti. Cominciate a piangere e ad andare in iperventilazione.

Non siate straniti, è ovvio che pensieri del genere non sono affatto necessari ma dovete smetterla di pensare a voi stessi come a persone normali e sane, ricordatevi sempre il fine ultimo di questo percorso.

Step 4: la scelta del compagno sbagliato.

Se pensate che la guida sconsigli i rapporti di coppia perché l’amore rende felici, vi sbagliate di grosso! E’ proprio nei rapporti di coppia che l’autolesionismo raggiunge il suo apice.

La vostra indole vi condurrà verso una persona che abbia una sensibilità simile alla vostra, ma, al contempo, che sia completamente normale o completamente di fuori come una parabola. Seguite il vostro istinto, ormai siete quasi arrivati e avrete già acquisito una certa forma mentis per certe cose: sarà sicuramente la persona sbagliata.

Dopo l’idillio dei primi mesi, le cose cominceranno inevitabilmente ad andare a puttane: non è colpa di nessuno se siete così diversi, ma voi dovrete convincervi che è solo ed esclusivamente colpa vostra se le cose non funzionano. Accanitevi con tutte le vostre forze, cercate di compiacere il/la vostro/a compagna in tutti i modi affinché ciò comporti la perdita della vostra identità (fondamentale è che non piacciate nè a lui/lei nè a voi stessi). Credete sempre a lui/lei quando vi dice che è difficile starvi accanto, che non avete passione per la vita o che non siete quel tipo di persona con cui mettere su famiglia. Convincetevi di non essere in grado di avere una relazione stabile e, anche se non ce la fate più voi, fatevi lasciare.

Ripetete la routine almeno 3 volte in 10 anni.

Step 5: tagliare il traguardo.

Ce l’avete fatta! Avete raggiunto l’obiettivo: non solo siete autolesionisti di professione ma siete delle pezze. Tagliato il traguardo con affanno, potrete decidere se continuare il cammino divulgando il verbo o…mandare tutto e tutti a quel paese, bruciare questa guida e vivere un nuovo, glorioso inizio.