sabato 13 marzo 2010

Campo Rom di Torre del Lago

L’Alto Commissario dell’ONU per i Diritti Umani, Sig.ra Navi Pillay, in questi giorni in Italia per una visita all’interno di alcuni campi rom è rimasta sconcertata per le condizioni in cui centinaia di uomini, donne e soprattutto bambini sono costretti a vivere. In modo particolare ha sottolineato come sia forte la tendenza a far prevalere le questioni di sicurezza. In effetti quando si parla di rom li si inquadra immediatamente in un contesto di ordine pubblico, a questo non si sottrae nemmeno l’amministrazione viareggina che, dopo aver dimenticato per mesi e mesi che c’era un campo rom comunale, privo di qualsiasi servizio, ha ora pensato bene di nominare, in maniera diretta, senza nessuna gara d’appalto, senza alcun criterio comprensibile che ne giustifichi la scelta, un guardiano che sorvegli costantemente la piccola comunità stanziata a Torre del Lago. Stiamo parlando di 30 persone di cui la metà bambini. Apprendiamo l’enorme cifra che questa operazione comporta (25mila euro) e rimaniamo sconcertati, a maggior ragione se corrisponde al vero il fatto che sono fondi sottratti alle attività estive per i minori. Perché non sono state consultate le associazioni di volontariato e i sindacati? In democrazia si fa così, soprattutto se esistono sul territorio associazioni con comprovata esperienza e rapporto consolidato con la comunità rom. Sia ben chiaro che i soldi preventivati non verranno spesi a favore dei rom e sicuramente sarebbe stato possibile redigere un progetto con il mondo del volontariato con un costo di gran lunga inferiore. Il che equivale a dire che la città ne avrebbe avuto un bel risparmio, perché mai la giunta preferisce spendere così tanto? Non è vergognoso se lo confrontiamo a tutti i tagli effettuati sul sociale? Quali sono veramente gli elementi che giustificano questa scelta? Constatiamo per altro che 25mila euro sono esattamente un terzo della cifra che il comune ha ottenuto dalla Regione per l’inserimento lavorativo dei capo famiglia presenti al campo e che da giugno 2008 ancora rimangono inutilizzati. Al campo non ci sono potenziali delinquenti da sorvegliare ma persone che vogliono inserirsi nel nostro tessuto sociale. Il campo non deve diventare una specie di istituto dove qualsiasi movimento è controllato a vista ma un luogo dove ci si può incontrare come molte volte abbiamo fatto. Dove i bambini che vanno a scuola possono liberamente invitare un loro compagno. Perché la storia va avanti cari signori ed è in avanti che dobbiamo guardare e soprattutto scrollarci di dosso il vecchiume di una politica basata sulla paura dell’altro e così poco rispettosa della democrazia.


Berretti Bianchi

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