sabato 20 giugno 2009

Khaled & Magic System - Même pas fatigués

"On met l'ambiance
Y'a pas de problème
Khaled, Magic System ça c'est le son qu'on aime
Partout c'est la même, pas de fatigue et c'est le theme
même pas fatigués
Ce soir il faut danser
On va tout donner"

martedì 16 giugno 2009

Zarganar condannato a 59 anni di carcere

http://mir.it/servizi/ilmanifesto/suqcinema/?p=38&cpage=1#comment-5
di rsilvest
pubblicato il 23 marzo 2009

Zarganar, artista, scrittore e attore satirico birmano (paragonabile al nostro Roberto Benigni) è stato condannato a 59 anni di carcere ridotti poi a 38, bontà loro, per aver criticato il regime militare di Myanmar.

Zarganar libero. Benigni firma
il "Benigni birmano"

lunedì 15 giugno 2009

Iran elezioni 2009.

Il neo-eletto Ahmedinejad sta facendo tacere l'opposizione, insorta dopo le ultime discusse elezioni, oscurando i siti, i blog e tutte le espressioni di dissenso che si manifestano nella rete.
Mi ricorda qualcosa...

http://www.repubblica.it/2009/06/sezioni/esteri/iran-4/iran-blocco-internet/iran-blocco-internet.html

Travaglio ed il Ddl sulle intercettazioni

Travaglio spiega cosa succederà se dovesse passare il ddl sulle intercettazioni,
...per saperne di più.
http://www.ustream.tv/recorded/1661500



Nel sito ci sono anche informazioni del nuovo giornale sul quale scriverà.
http://www.vogliosce
ndere.ilcannocchiale.it/

La Cuatro

Ecco il reportage de "la Cuatro" su Berlusconi e le vicende "hard" di Villa Certosa, censurato su Facebook e su Youtube.

http://buzzintercultura.blogspot.com/2009/06/berlusconi-e-le-veline-le-foto.html

Big Trouble - Battle of Borghezio

I Big Trouble ci stupiscono nuovamente, con uno splendido remix del meglio dei comizi di Borghezio, valorizzando l'eloquio di questo straordinario interprete del razzismo italiano (o padano?)

...ma vi lascio all'ascolto dei Big Trouble con..."The Battle of Borghezio"

http://www.lastfm.it/music/Big+Trouble+in+Vitinia/_/The+Battle+of+Borghezio?autostart

Ritornano le squadre fasciste...per proteggerci

MA CHI CI PROTEGGERA' DA LORO!?!?

VERGOGNA!!!

http://www.corriere.it/cronache/09_giugno_13/ronde_nere_msi_legge_sicurezza_saia_minniti_0ce89362-5828-11de-831b-00144f02aabc.shtml?fr=box_primopiano

"la sicurezza è importante, ma la libertà è tutto" Assalti Frontali

Roma: Gay pride 2009

http://www.gay.tv/ita/magazine/we_like/dettaglio.asp?i=7487&chan=104wrd%3DRoma_Pride%2C_il_giorno_dopo%3A_il_corteo__di_tutti

Iran: il voto che lascia dubbi...

http://www.facebook.com/ext/share.php?sid=88895732529&h=yv86D&u=2oz3q&ref=mf

giovedì 11 giugno 2009

Ddl sulle Intercettazioni approvato alla Camera - Il sole 24 ore

http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Norme%20e%20Tributi/2009/06/intercettazioni-ddl-fiducia-camera-novita.shtml?uuid=493958fc-55a7-11de-8641-7073d85a2f75&DocRulesView=Libero

Cosa accadrà con il nuovo ddl sulle intercettazioni. Il commento di Vittorio Zucconi

11 giugno 2009

http://tv.repubblica.it/copertina/intercettazioni-il-silenzio-stampa/33781?video

Libertà d'espressione? Libertà di informazione? Ma di cosa stiamo parlando?

Libertà d'espressione? Libertà di informazione? Ma di cosa stiamo parlando? fate girare sono già stati censurati alcuni filmati su facebook di alcune persone che conosco personalmente

Trento, 9 giugno 2009 16:29

Internet: Frate cappuccino, Berlusconi sferra l'attacco

Un noto religioso, padre Giorgio Butterini (del convento dei cappuccini di Trento) ha diffuso una mail nella quale critica il governo Berlusconi poiche' - scrive testualmente - "si stanno dotando delle armi per bloccare in Italia Facebook, Youtube, il blog di Beppe Grillo e tutta l'informazione libera che viaggia in rete e che nel nostro Paese è ormai l'unica fonte informativa non censurata".

Il frate ha titolato la sua innovativa forma di comunicazione elettronica "Perche' lo Spirito vi tenga svegli", e nel testo ricorda - tra l'altro - che "l'attacco finale alla democrazia e' iniziato. Berlusconi e i suoi sferrano il colpo definitivo alla libertà della rete internet per metterla sotto controllo". Padre Butterini - sentito dall'Agi - ha confermato il contenuto della e-mail, laddove scrive che, "secondo il pacchetto sicurezza approvato in Senato se un qualunque cittadino che magari scrive un blog dovesse invitare a disobbedire a una legge che ritiene ingiusta, i provider dovranno bloccarlo".

Il religioso aggiunge che "il ministro dell'interno, in seguito a comunicazione dell'autorita' giudiziaria, puo' disporre con proprio decreto l'interruzione della attività del blogger, ordinando ai fornitori di connettività' alla rete internet di utilizzare gli appositi strumenti di filtraggio necessari a tal fine. L'attività' di filtraggio imposta dovrebbe avvenire entro il termine di 24 ore.

La violazione di tale obbligo comporta una sanzione amministrativa pecuniaria da euro 50.000 a euro 250.000 per i provider e il carcere per i blogger da 1 a 5 anni per l'istigazione a delinquere e per l'apologia di reato, da 6 mesi a 5 anni per l'istigazione alla disobbedienza delle leggi di ordine pubblico o all'odio fra le classi sociali".

L'interrogativo che padre Butterini pone è quindi questo: "Immaginate come potrebbero essere ripuliti i motori di ricerca da tutti i link scomodi per la casta con questa legge?. Il cappuccino di Trento conclude cosi:'"Obama ha vinto le elezioni grazie ad Internet. Chi non può farlo pensa bene di censurarlo e di far diventare l'Italia come la Cina e la Birmania.

Oggi gli unici media che hanno fatto rimbalzare questa notizia sono stati Beppe Grillo dalle colonne del suo blog e la rivista specializzata Punto Informatico.

Fate girare questa notizia il piu' possibile. E' ora di svegliare le coscienze addormentate degli italiani. E' in gioco davvero la democrazia!!!".

Libertà d'informazione

http://www.repubblica.it/2009/06/sezioni/politica/ddl-sicurezza-6/ddl-sicurezza-6/ddl-sicurezza-6.html?rss

Le nuove regole sulle intercettazioni vanno incontro a una vera ossessione del Cavaliere
Vietato trascrivere anche se un capo Rai chiede silenzio su dati elettorali non graditi al Capo

Quello che sui giornali
non leggerete più

di GIUSEPPE D'AVANZO


Quello che sui giornali non leggerete più
"Se escono fuori registrazioni lascio questo Paese". Lo disse Berlusconi l'anno scorso, ad Ancona, e così annunciò la sua offensiva contro le intercettazioni. Più che un'offensiva, la distruzione risolutiva di uno strumento d'indagine essenziale per la sicurezza del Paese e del cittadino. "Permetteremo le intercettazioni - disse nelle Marche quel giorno, era aprile - soltanto per reati di terrorismo e criminalità organizzata e ci saranno cinque anni di carcere per chi le ordina, per chi le fa, per chi le diffonde, oltre a multe salatissime per gli editori che le pubblicano".

Come d'abitudine, il Cavaliere la spara grossa, grossissima, consapevole che quel che ha in mente è un obiettivo più ridotto, ma tuttavia adeguato alla volontà di togliere dalla cassetta degli attrezzi della magistratura e delle polizie un arnese essenziale al lavoro. E, dagli strumenti dell'informazione, un utensile che, maneggiato con cura (e non sempre lo è stato), si è dimostrato molto efficace per raccontare le ombre del potere. La possibilità di essere ascoltato nelle sue conversazioni - magari perché il suo interlocutore era sott'inchiesta, come gli è accaduto nei colloqui con Agostino Saccà o, in passato, con Marcello Dell'Utri - è per il Cavaliere un'ossessione, un'ansia, una fobia. Ci è incappato più d'una volta.

Nel Capodanno 1987, alle ore 20,52 dalla villa di Arcore (Berlusconi festeggia con Fedele Confalonieri e Bettino Craxi).
Berlusconi. Iniziamo male l'anno!
Dell'Utri.
Perché male?
Berlusconi. Perché dovevano venire due [ragazze] di Drive In che ci hanno fatto il bidone! E anche Craxi è fuori dalla grazia di Dio!
Dell'Utri. Ah! Ma che te ne frega di Drive In?
Berlusconi. Che me ne frega? Poi finisce che non scopiamo più! Se non comincia così l'anno, non si scopa più!
Dell'Utri. Va bene, insomma, che vada a scopare in un altro posto!
La conversazione racconta la familiarità tra il tycoon e un presidente del consiglio allora in carica che gli confeziona, per i suoi network televisivi, un decreto legge su misura, poi bocciato dalla Corte Costituzionale.
Già l'anno prima, il giorno di Natale del 1986, il nome di Berlusconi era saltato fuori in un'intercettazione tra un mafioso, Gaetano Cinà, e il fratello di Marcello Dell'Utri, Alberto.
Cinà. Lo sai quanto pesava la cassata del Cavaliere?
Dell'Utri. No, quanto pesava, quattro chili?
Cinà. Sì, va be'! Undici chili e ottocento!
Dell'Utri. Minchione! E che gli arrivò, un camion gli arrivò?
Cinà. Certo, ho dovuto far fare una cassa dal falegname, altrimenti si rompeva!
Perché un mafioso di primo piano come Cinà si prendesse il disturbo di regalare un monumento di glassa al Cavaliere rimane ancora un enigma, ma documenta quanto meno il tentativo di Cosa Nostra di ingraziarselo.
Al contrario, è Berlusconi che sembra promettere un beneficio ad Agostino Saccà, direttore di RaiFiction quando, il 6 luglio 2007, gli dice: "Io sai che poi ti ricambierò dall'altra parte, quando tu sarai un libero imprenditore, mi impegno a ... eh! A darti un grande sostegno". Che cosa chiedeva il premier? Il favore di un ingaggio per una soubrette utile a conquistare un senatore e mettere sotto il governo Prodi. O magari...
Ancora uno stralcio:
Saccà. Lei è l'unica persona che non mi ha mai chiesto niente, voglio dire...
Berlusconi. Io qualche volta di donne... e ti chiedo... per sollevare il morale del Capo (ridendo).
E in effetti, con molto tatto, Berlusconi chiede di sistemare o per lo meno di prendere in considerazione questa o quella attrice. Qualcuna "perché sta diventando pericolosa".

È l'ascolto di queste conversazioni, disvelatrici dei rapporti con una politica corrotta, con il servizio pubblico televisivo in teoria concorrente, addirittura con poteri criminali, che il premier vuole rendere da oggi irrealizzabile per la magistratura e vietato alla pubblicazione, anche la più rispettosa della privacy.
Per scardinare, nell'opinione pubblica, la convinzione che gli ascolti telefonici, ambientali, telematici servano e non siano soltanto una capricciosa bizzarria di toghe intriganti e sollazzo indecente per cronisti ficcanaso, Berlusconi ha costruito nel tempo una narrazione dove si sprecano numeri iperbolici ed elaborate leggende. Dice: "Si parla di 350 mila intercettazioni, è un fatto allucinante, inaccettabile in una democrazia". Fa dire al suo ministro di Giustizia che gli italiani intercettati sono addirittura "30 milioni" mentre sono 125 mila le utenze sotto ascolto (le utenze telefoniche, non gli italiani intercettati). Alla procura di Milano, per fare un esempio, su 200 mila fascicoli penali all'anno, le indagini con intercettazioni restano sotto il 3 per cento (6136).

Altra bubbola del ministro è che gli ascolti si "mangiano" il 33 per cento del bilancio della giustizia mentre invece sfiorano soltanto il 3 per cento di quel bilancio (per la precisione il 2,9 per cento, 225 milioni di costo contro i 7 miliardi e mezzo del bilancio annuale della giustizia). Senza dire che, per inerzia del governo, lo Stato paga al gestore telefonico 26 euro per ogni tabulato, 1,6 euro al giorno per intercettare un telefono fisso, 2 euro al giorno per in cellulare e 12 per un satellitare e l'esecutivo non ha tentato nemmeno di ottenere dalle compagnie telefoniche un pagamento a forfait o tariffe agevolate in cambio della concessione pubblica (accade all'estero).

Nonostante questa inerzia, le intercettazioni si pagano da sole, anche con una sola indagine. Il caso di scuola è l'inchiesta Antonveneta. Costo dell'indagine, 8 milioni di euro. Denaro incassato dallo Stato con il patteggiamento dei 64 indagati, 340 milioni. Il costo di un anno di intercettazioni e avanza qualche decina di milioni da collocare a bilancio, come è avvenuto, per la costruzione di nuovi asili.

Comunque la si giri e la si volti, questa legge serve soltanto a contenere le angosce del premier e dei suoi amici, a proteggere le loro relazioni e i loro passi, a salvaguardare il malaffare dovunque sia diffuso e radicato. Per il cittadino che chiede sicurezza e vuole essere informato di quel accade nel Paese è soltanto una sconfitta che lo rende più debole, più indifeso, più smarrito.

Se la legge dovesse essere confermata così com'è al Senato, i pubblici ministeri potranno chiedere di intercettare un indagato soltanto quando hanno già ottenuto quei "gravi indizi di colpevolezza" che giustificherebbero il suo arresto. E allora che bisogno c'è delle intercettazioni? Forse è davvero la morte della giustizia penale, come scrive l'associazione magistrati. Certo, è l'eclissi di un segmento rilevante dell'informazione. Da oggi si potranno soltanto proporre dei "riassuntini" dell'inchiesta e delle prove raccolte. Non si potrà pubblicare più alcun documento, nessun testo di intercettazione.
La cronaca, queste cronache del potere, però, non sono soltanto il racconto di imprese delittuose. Non deve esserci necessariamente un delitto, una responsabilità penale in questi affreschi. Spesso al contrario possono rendere manifesto e pubblico soltanto un disordine sociale, un dispositivo storto che merita di essere raccontato quanto e più di un delitto perché, più di un delitto, attossica l'ordinato vivere civile.

Immaginate che ci sia un dirigente della Rai che, in una sera elettorale, chiama al telefono un famoso conduttore e gli chiede di lasciar perdere con gli exit poll che danno un risultato molesto per "il Capo". Immaginate che il dirigente Rai per essere più convincente con il conduttore spiega che quello è "un ordine del Capo". Non c'è nulla di penale, è vero, ma davvero è inutile, irrilevante raccontare ai telespettatori che la scena somministrata loro, quella sera, era truccata?
Bene, ammesso che questa sia stata una conversazione intercettata recentemente in un'inchiesta giudiziaria, non la leggerete più perché l'ossessione del premier, diventata oggi legge dello Stato, la vieta. Chi ci guadagna è soltanto chi ha il potere. Chi deve giudicarlo non ne avrà più né gli strumenti né l'occasione.

(11 giugno 2009)