martedì 29 marzo 2011

Movimento in crescendo

Il movimento anti-confessionale libanese scende per la terza volta in piazza in meno di un mese e dimostra di avere un seguito in continua crescita



Beirut, 20 marzo 2011 – Il 27 febbraio scorso il movimento aveva emesso il suo primo vagito. Nonostante una pioggia torrenziale 2mila persone avevano risposto all'invito lanciato su Facebook da un gruppo creatosi spontaneamente sull'onda dell'entusiasmo suscitato dalle rivolte tunisine ed egiziane. Il gruppo chiamava i cittadini libanesi, a prescindere dalla confessione di appartenenza, a manifestare contro il regime confessionale-comunitario accusato di approfittare delle divisioni religiose per sostenere una classe politica corrotta e composta da ex criminali di guerra. La domenica successiva, 6 marzo, con una nuova manifestazione anti-settaria che ha attraversato la città di Beirut dal quartiere di Dora (periferia est) all'Elecrticity bldg. (nel quartiere di Mar Mikhael Nahr) il movimento era riuscito a dare una nuova prova di forza. Alla fine della manifestazione secondo le forze dell'ordine avevano partecipato 7mila persone, per gli organizzatori 15mila, ma il dato era chiaro, il movimento era riuscito a convincere molti/e a scendere in piazza per chiedere un cambiamento. Dopo due settimane di pausa (domenica 13 marzo la coalizione 14 marzo ha celebrato il sesto compleanno in Piazza dei Martiri) il movimento che si oppone al regime confessionale-comunitario è tornato in piazza sempre senza insegne di partito, sempre solo armato di bandiera libanese, ma ancora più numeroso ed ancora più convincente. Questa volta a sfilare lungo il percorso che andava da Place Sassine al Ministero degli Interni (di fronte al Sanayeh Garden) ci sono state ben 25mila persone. Lo slogan è stato ancora una volta “Ashab iurid asqat an-nizam at-taifi!” (la gente vuole la caduta del regime comunitario!). Ma non solo, attorno alla richiesta dell'abolizione del regime comunitario-confessionale (che vuol dire abolizione della divisione per comunità delle cariche politiche e delle quote comunitarie in parlamento), se ne sono coagulate molte altre come l'adozione di una legge elettorale proporzionale (in cui il Libano diventi un singolo distretto elettorale), l'introduzione nell'ordinamento dello statuto e del matrimonio civile, la possibilità per le donne di dare la nazionalità ai propri figli e ai propri mariti (qualora questi siano stranieri), ma anche richieste sociali, quali migliori condizioni lavorative, aiuti economici più consistenti da parte dello Stato verso le fasce più povere della popolazione e politiche statali che rendano il diritto alla casa, all'educazione e alla sanità più accessibili per tutti i cittadini libanesi. In segno di buon augurio il passaggio del corteo è stato più volte salutato dal lancio di riso da parte dei curiosi affacciati a finestre e balconi che hanno ricevuto il boato di ringraziamento dei manifestanti entusiasti. Davanti al Ministero degli Interni il corteo era atteso da altri giovani del movimento che proprio lì da diverse settimane hanno sistemato le proprie tende. La manifestazione si è quindi conclusa dopo il rituale inno nazionale libanese cantato da tutti e dopo la lettura delle rivendicazioni da parte di una rappresentante del movimento di fronte alle telecamere del canale televisivo libanese Al-Jadida. Con l'innegabile successo di questa terza giornata di mobilitazione il movimento ha dimostrato che sempre più gente vuole la caduta del regime.

Ghigo Orson Galera

foto di Noura Nasser

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