martedì 8 dicembre 2009

Diario di viaggio di Nazarena - Dakar, Senegal

Cari tutti/e,

è da un po' che non mi faccio sentire, la “stabilità” mi ha impigrito un po'. E' anche vero che lo stupore iniziale ha lasciato il posto all'ordinario, e l'impressione è che non ci sia più così tanto da raccontare come all'inizio del mio viaggio... ma tant'è.

La vita dai fratelli prosegue senza intoppi, ormai mi sento in famiglia e sto iniziando ad alcolizzarmi anch'io. Devo dimostrare di essere una vera cristiana! Con tutti questi incontri coi sufi non si sa mai, potrei destare sospetti. Insomma si mangia insieme, si sbevacchia e si fan grandi discussioni. L'altra sera abbiamo parlato di omosessualità (non ho iniziato io, giuro, alcuni di loro erano preoccupati per il fatto che il sindaco di Parigi fosse un omosessuale dichiarato...). La discussione è stata lunga, e le mie conclusioni erano che un omosessuale non può fare nulla per cambiare, quindi Dio lo ha creato così, quindi deve essere rispettato in quanto tale e giudicato per il suo operato, non per i suoi gusti. Li ho lasciati perlomeno pensierosi. Voi sapete che c'è, effettivamente, lo zampino dei sufi, ma a loro non l'ho detto e la cosa ha sembrato funzionare.

Oggi invece abbiamo parlato di donne. Di nuovo, non ho iniziato io. Forse per il fatto che sono l'unica donna tra tanti uomini, si sono sentiti in dovere di farmi sapere quanto la donna è santa e degna di rispetto per la funzione sacra che ricopre ecc ecc ecc... E' scaturita un'altra discussione, perchè sono un po' stufa di sentire tutti questi uomini che pontificano sulle donne, chi le sacralizza e chi le criminalizza, tutti che sentenziano sulle “donne” tanto che alla fine neanche più le donne si ricordano di essere persone normali... né sante né puttane. O sante e puttane... o che so, tutto quello che una persona può essere o diventare. Insomma diverse dagli uomini perchè donne, ma pari in diritti, doveri, responsabilità. Difficile da credere, ma mi vogliono bene e credo che sentiranno la mia mancanza (e io la loro). Anche se la mia presenza femminile li sta mettendo alla prova, mi pare di intuire. L'altro giorno padre Augustin mi ha invitata a fare un giro in città, ed era talmente nervoso che abbiamo fatto due incidenti. E' stato terribile, non sapevo cosa dire e non dicevo niente. Il mio silenzio presumo non aiutasse. Mi ha portato a bere la birra (alle 11,30 del mattino) e ho rifiutato. Un disastro su tutta la linea. Ora comunque è più tranquillo. A parte lui, gli altri sono proprio pacifici, divertenti e simpatici. Venerdì sera siamo andati insieme a vedere il concerto di Rokia Traoré e poi ancora a bere le birre all'osteria dell'Università.

Fuori dalla Casa del Santo Spirito, tutto procede abbastanza bene, facendo la media tra giornate molto produttive e giornate un po' sgonfie. Ho fatto delle buone interviste, non solo tra sufi senegalesi. Ora conosco a fondo la comunità dei marocchini residenti a Dakar: commercianti di vecchia data o recentemente arrivati, donne sposate con militari senegalesi conosciuti in Marocco, donne arrivate per sposare marocchini precedentemente immigrati, studenti di medicina o farmacia, figli di marocchini nati in Senegal... insomma, lavoro. Che quando dovrò sbobinare tutta sta roba mi verrà un colpo (ogni tanto penso alla tua tesi Giuditta: potresti aggiungere un capitolo sugli errori che si fanno sbobinando da un'altra lingua... penso ci sarebbe da ridere).

Quando esco passo spesso da un angolo di mercato dove ho fatto un po' di amicizia, e ieri sono andata con due di questi tipi della “compagnia delle bancarelle” a vedere la lotta senegalese. Che storia! La cosa, scopro, è più seguita del calcio. Allo stadio, gremito di gente, ci sono due compagnie di ballerini/e dai colori esplosivi che si dimenano come pazzi. La lotta è tra giganti, ricorda un po' quella giapponese ma qui oltre che grossi sono anche tonici. E' un corpo a corpo di potenza, l'obiettivo è far cadere l'avversario. All'uscita una fiumana di gente agitata, per fortuna anche i miei accompagnatori erano belli grossi... Poi tutti i mezzi di trasporto in delirio, con gente pressata non solo dentro, ma anche sopra. Peccato che fosse buio e la mia macchinetta un po' limitata.

Gli amici della bancarella si sentono sicuri, perchè “protetti”. Hanno ciò che qui chiamano “gri gri”, degli amuleti confezionati dal marabutto di referenza. Sono pratiche pre-islamiche, che sono entrate a far parte dell'islam senegalese, in particolare nella confraternita dei muridi. Così il marabutto non è solo santo e guida spirituale, ma anche mago e stregone (e businnes man). Ci sono i gri-gri generali per il buonumore, l'amore, i soldi, la protezione; o quelli specifici per non farsi trafiggere da lame o bucare da pallottole. La punta di una lama non può neanche graffiare la pelle di una persona protetta dall'apposito amuleto. Volevo farmi fare quello dei soldi, e avevo trovato anche il gancio per un ottimo marabutto (pare), ma poi ho scoperto che costava un po' troppo per una che non ci crede. E allora ho desistito.

Che altro? Sono andata a visitare l'isola di Gorée, costruita dai portoghesi e usata dai francesi per ammassare gli schiavi in attesa della spedizione. L'isola è bellissima, ci sono le case colorate, i porticati, le chiese. E poi ci sono le case degli schiavi, prigioni con stanze chiuse, muri spessi e soffitti bassi, suddivise in base al “contenuto”: bambini, ragazzine, uomini, donne, isolamento. Senso di nausea e spaesamento. In alto, gli appartamenti aerati e spaziosi dei civilizzati carcerieri, una serie di pannelli racconta le torture a cui era sottoposta la “merce” al fine di smorzarne ogni anelito di ribellione.

Anche sta sera, è ora di andare a dormire. Il traffico stanca, e io sono sempre in giro da una parte all'altra della città a cercar gente che tarda o non si presenta. La prossima volta vi farò un piccolo inventario dei mezzi possibili. Sono diventata una grande esperta sul tema. Ah, e anche sulla concezione del tempo.

Abbraccio e buona notte,

n

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