domenica 29 novembre 2009

Nazarena - Diario di viaggio dal Marocco al Senegal


Cari/e amici/he, fidanzato, sorelle e fratello, mamma e papà,
finalmente sono arrivata da qualche parte e con un po' di tranquillità posso iniziare a raccontare parte del mio viaggio, che avevo previsto durare 3 giorni e che invece me ne ha presi 10! Come alcuni/e di voi sanno, inizialmente dovevo prendere il bus diretto Casablanca-Dakar con il mio amico senegalese Kassé. Alla fine Kassé mi ha tirato il pacco (tra l'altro è ancora latitante..) e anche l'informazione circa la disponibilità
certa del superbus, infondata. Esiste, ma solo nei periodi in cui gli studenti tornano o arrivano (giugno e settembre). Dunque mi sono ritrovata senza accompagnatore e senza mezzo. Di aerei neanche l'ombra fino a dicembre, il contratto di lavoro (con viaggio incluso) appena firmato.

Rompe la mia iniziale fase depressiva Kaja, la mia coinquilina norvegese, che si propone di “accompagnarmi” (7000 km, tra andata e ritorno), se trova qualcuno che accompagni lei in modo da non essere sola al ritorno. Trova una compagna maltese, Samuela. La cosa comincia a farsi interessante, io mi ricordo che un amico mi aveva detto che un suo amico francese, Cedrik, scendeva in Mauritania a vendere la macchina. Chiamo giovedì, partenza prevista da Ouarzazade domenica, incrocio tra le nostre rispettive strade. Noi ragazze prendiamo il bus venerdì pomeriggio e arriviamo la mattina seguente alle 5,30, troppo presto per fare qualunque cosa. In città abbiamo il gancio di amici di un amico di Rabat, Jalal e Soufiane, due ragazzi bohemiène iscritti alla scuola di cinema, specializzazione effetti speciali. Chiamiamo e li troviamo svegli. Non dormono e non mangiano, suonano e, come direbbe la mamma, “spinellano”. Molto carini e simpatici, bivacchiamo scomodamente un giorno e mezzo a casa loro e poi grazie a dio incontriamo Cedrik con la macchina e partiamo.

Formazione: Samuela, fan di Madre Teresa di Calcutta, conosce a memoria i vecchi spot della rai (a Malta tutti vedono la tv italiana), brava e simpatica ma a volte si dimentica di se stessa; kaja, così grande che anche se notevolmente più giovane di me mi chiama piccolina. Forza della natura, positività incrollabile; Cedrik, giardiniere francese, inizialmente poco propenso a fare un viaggio del genere con tre donne sconosciute, finirà entusiasta e femminista.

Prima tappa Tiznit, poi verso la costa e giù lungo il Sahara Occidentale. Layoune, sabbia, sassi, Dahkla. Tre notti in tutto, migliaia di km macinati, decine di posti di blocco, la composizione esotica della nostra macchina (3 donne e un uomo, 4 nazionalità diverse, uno che parla il tamazigh (berbero), due l'arabo marocchino e una l'arabo classico) aiuta a sbrigare agevolmente, se non velocemente, le faccende con la polizia. Arriviamo all'ultima stazione di servizio in mezzo al deserto prima della frontiera con la Mauritania. Conosciamo Fred, un francese che va a trovare il fratello che vive a Nuakchott e che venderà pure lui la macchina. Desolazione, ruggine e nebbia a causa della vicinanza dell'oceano. Dietro la baracca macellano un dromedario.

Mattina presto, via verso la no men's land. Cinque km di terra di nessuno, minata, senza strada, che bisogna percorrere per raggiungere la Mauritania. Tre ore di attesa sotto il sole per gli esasperanti e onnipresenti controlli. Nessuno aveva pensato a portare cibo o bevande, riusciamo a recuperare un po' di pane e acqua. Quando ripartiamo siamo già belli cotti. Parte la colonna, la pista è quasi impraticabile. Rocce e sabbia. Tempo 5 minuti e siamo insabbiati con la carrozzeria appoggiata su una lastra di roccia. Solidarietà immediata, siamo soccorsi da tutti i presenti: mauritani, marocchini, senegalesi. Sollevano la macchina e ci permettono di ripartire. Lungo il tragitto, carcasse di automobili. Nere, vuote, abbandonate un po' ovunque. Loro non ce l'hanno fatta.

Alle porte della Mauritania, altra coda, altra trafila. A sera siamo tutti abbronzati con naso e labbra secche. Il paesaggio cambia radicalmente. Se nel Sahara Occidenatale sono stati riversati fiumi di denaro per sedare le aspirazioni indipendentiste dei Saharaoui e favorire nuovi insediamenti di marocchini, in Mauritania si vedono solo capanne minuscole disperse in un deserto che ora è bianco e finissimo e ricorda la superficie lunare. Quando non ci sono le capannine c'è solo deserto, che a tratti ricorda un altipiano innevato di fresco (ma ci sono 40 gradi). A sera inoltrata arriviamo a Nuakchott, una città senza centro, senza illuminazione, senza strade. E' il fratello di Fred che viene a prenderci, per poi spiegarci come arrivare all'albergo. Andiamo a casa sua. Villa esagerata, compagna ivoriana, amicozzo con faccia poco raccomandabile, belloccia francese proprietaria dell'auberge. Si stanno facendo i soldi ma non ho capito come. Continuano a guardare la partita, ci cagano per offrirci birra e pastis (per inciso, non avevamo pranzato ed eravamo al top della devastazione dopo la giornata in no men's land). Comincio ad irritarmi, chiedo informazioni per arrivare all'auberge. La tipa fuma un altro paio di sigarette e ci accompagna. Si ferma a metà strada 20 minuti perchè qualcuno la chiama al telefono. Io la odio intensamente.

Insomma sabbia, case basse, oscurità, immondizia, un altro posto di blocco e finalmente arriviamo all'agognato auberge. Non è male, siamo in una tenda sul tetto, ci sono materassi per terra e zanzariere. Da qui in avanti le nostre strade si separeranno, kaja e Samuela torneranno a Rabat (ci abbiamo messo più tempo del previsto a scendere) e Cedrik venderà la macchina e prenderà il primo aereo per la Francia. A questo punto ho scritto troppo, non è più una mail. Ma manca il finale, e se siete arrivati fino a qui forse vorrete sapere come andrà a finire!

Alla prossima serata davanti al pc.

Un abbraccio

n

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