Damasco, venerdì 25 marzo 2011 – E' mezzogiorno e un quarto quando infilo l'ingresso del suq al-Hamidiyeh, affascinante mercato coperto che porta diritto alla Moschea Omayyade nel centro della Vecchia Damasco. Mi si para di fronte uno sciame di persone che passeggiano distrattamente, che mi vengono incontro, che mi offrono un po' di tutto. E' venerdì e la preghiera dovrebbe finire a momenti. Ho saputo che ci sarebbero dovute essere alcune dimostrazioni contro il regime proprio nella zona della moschea, ma per ora non si vede nulla. Continuo a camminare rapidamente nel suq. A qualche decina di metri dalla moschea inizio a sentire in lontananza i primi cori che diventano sempre più nitidi. Ecco ci sono! Aumento il passo. Una volta giunto alla piazza antistante l'ingresso principale della moschea rimango sorpreso. Non trovo ciò che mi aspettavo. I manifestanti sono pochi, qualche decina. Mostrano ritratti del presidente, sventolano bandiere siriane e cantano slogan pro-regime. Somiglia tanto ad uno di quei piccoli cortei a sostegno del presidente che avevo visto passare nei giorni precedenti in vari punti della città. Caroselli composti da 4/5 macchine clacsonanti rimpinzate di bandiere siriane, i cui finestrini erano rivestiti per intero da adesivi con l'effige di Bashar al-Assad (come molti taxi).
Guardando il portone della Moschea Omayyade sulla sinistra un gruppo di persone inneggia al presidente, sulla destra un furgoncino è decorato da uno striscione pro-regime. I manifestanti cantano “Allah! Surya! Bashar w bas!” (Dio! Siria! Bashar e basta!). Insomma tutto sembra poter essere ricondotto ad una manifestazione di lealisti. Scatto qualche foto, un signore mi ferma e mi chiede "sei un giornalista?", "no, sono un turista" rispondo amabilmente. Giro l'angolo e me ne vado verso il Palazzo Azem. Improvvisamente dall'interno della moschea sento provenire un boato, poi subito un altro. Torno rapidamente sui miei passi. La folla radunata nella piazza davanti alla moschea ora è raddoppiata ed è molto meno tranquilla. Preme per entrare nella moschea, dall'interno della quale continuano a provenire boati, segnali evidenti che dentro qualcosa sta succedendo. Qua e la tra la folla ondeggiante si sviluppano focolai di rissa, ma è difficile individuare le fazioni che si affrontano. Apparentemente non ci sono forze dell'ordine. La tensione è alta e c'è grande confusione. La preghiera è finita. La folla riesce ad irrompere nella moschea dove si scontra con il flusso di persone che stanno uscendo proprio dalla sala della preghiera. Si verificano nuovi scontri, ma continua ad essere difficile identificare le parti che si contrappongono. Gruppi di persone si coagulano intorno a singoli e cominciano a colpirli con pugni e calci, mentre un corteo di poche decine di persone fa il giro della piazza interna alla moschea per poi tornare all'ingresso principale dove comincia a fare pressione per uscire. La tensione continua a salire, si verificano nuovi scontri a ridosso del grande portone della moschea, questa volta all'interno. I fedeli (tra cui molte donne) si schiacciano sul lato opposto e osservano attoniti l'evolversi degli eventi. Nessuno ovviamente si prende la briga di togliersi le scarpe anche se ci si trova in un luogo sacro. E' il caos! Il corteo riesce ad uscire ed è allora che gli addetti della moschea riescono a chiudere il portone e a riportare la calma all'interno.
All'esterno ancora scontri e la polizia in borghese rivela la sua presenza entrando in azione effettuando alcuni arresti ed alcune azioni di forza con lo scopo di riportare ordine. Un ragazzo viene strattonato dalla folla e costretto con la forza ad entrare in una macchina parcheggiata all'esterno della moschea. Il corteo lealista continua il percorso all'interno del suq dirigendosi fuori dalla Vecchia Damasco. Sono più o meno le 14.00 quando torna la calma. Rimangono alcune decine di poliziotti in borghese (si distinguono da uno spesso elastico verde che hanno intorno al polso) che controllano i documenti e gli apparecchi fotografici di pochi mal capitati, tra cui alcuni turisti, che si sono attardati a fotografare gli scontri. Non resta altro da fare che dirigersi verso Bakdash (sfiziosa gelateria nel suq al-Hamidiyeh), gustarsi un ottimo gelato con pezzi di pistacchio e riprendere a respirare tranquillamente.
Nella parte moderna di Damasco molti tassisti sono parcheggiati ed intenti ad incollare sui finestrini delle proprie vetture i soliti grandi stickers trasparenti sui quali è raffigurato il volto di Bashar al-Assad. Chiedo ad uno di loro se mi può accompagnare e mi risponde che non lavora, che è impegnato con gli stickers. Nel frattempo caroselli di auto si sono formati un po' ovunque nella città coinvolgendo con il loro clacsonare tutti gli automobilisti. Molte persone viaggiano sporgendosi dai finestrini mostrando foto in cui è ritratto il presidente o sventolando bandiere siriane. Passando davanti ad una serie di piccoli caffè disposti uno dopo l'altro, sento rimbombare lo slogan “Allah! Surya! Bashar w bas!”. E' l'eco proveniente dalle tv accese all'interno che stanno trasmettendo la manifestazione in tempo reale.
C'è un'atmosfera da "Una giornata particolare". Tutta la città sembra avere un'irrefrenabile voglia di dimostrare il proprio sostegno all'amato presidente.
Ghigo Orson Galera
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