mercoledì 30 giugno 2010

Sette anni, ne dimostra di più - Marco Travaglio

Dunque, anche per la Corte d’appello di Palermo, Marcello Dell’Utri è un mafioso. Dopo cinque giorni di battaglia in camera di consiglio, i giudici più benevoli che lui abbia mai incontrato hanno stabilito quanto segue: fino al 1992, prima in casa Berlusconi, poi nella Fininvest, poi in Publitalia, ha sicuramente lavorato per Cosa Nostra (la vecchia mafia dei Bontate e Teresi, e la nuova mafia dei Riina e Provenzano) e contemporaneamente per il Cavaliere palazzinaro, finanziere, editore, tycoon televisivo.

Dopo il 1992, cioè negli anni delle stragi politico-mafiose e della successiva nascita di Forza Italia (un’idea sua), mancano le prove che abbia seguitato a farlo per il Cavaliere politico. Questo, in attesa di conoscere le motivazioni della sentenza, è quanto si può dire a una prima lettura del suo dispositivo.
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Qualche sito e qualche cronista (tra cui, sorprendentemente, quello di Sky) si sono subito affannati a concludere che “è stato smentito Spatuzza”: ma questo, finchè non saranno note le motivazioni, non lo può dire nessuno. Molto più probabile che i giudici abbiano stabilito, com’è giusto, che le sue parole – né confermate né smentite – da sole non bastano, senza riscontri. Riscontri che avrebbe potuto fornire Massimo Ciancimino, se i giudici Dell’Acqua, Barresi e La Commare avessero avuto la compiacenza di ascoltarlo, prima di decidere apoditticamente, senza nemmeno averlo guardato in faccia, che è “inattendibile” e “contraddittorio”.

Riscontri che già esistevano prima che Spatuzza e Ciancimino parlassero: oltre alle dichiarazioni ultra-riscontrate di Nino Giuffrè e altri collaboratori sul patto Provenzano-Dell’Utri, è proprio sul periodo successivo al 1992 che i magistrati hanno raccolto la maggiore quantità di fatti documentati e inoppugnabili: le intercettazioni del mafioso Carmelo Amato, provenzaniano di ferro, che fa votare Dell’Utri alle europee del 1999; le intercettazioni dei mafiosi Guttadauro e Aragona che organizzano la campagna elettorale per le politiche del 2001 e parlano di un patto fra Dell’Utri e il boss Capizzi nel 1999; le agende di Dell’Utri che registrano due incontri a Milano col boss Mangano nel novembre del 1994, mentre nasceva Forza Italia; la raccomandazione del baby calciatore D’Agostino per un provino al Milan, caldeggiato dai Graviano e propiziato da Dell’Utri; e così via. Vedremo dalle motivazioni come i giudici riusciranno a scavalcare questi macigni.
Ora, per Dell’Utri, il carcere si avvicina. Quello di oggi è l’ultimo giudizio di merito sulla sua vicenda: resta quello di legittimità in Cassazione, ma le speranze di farla franca attraverso una delle tante scappatoie previste dall’ordinamento a maglie larghe della giustizia italiana sono ridotte al lumicino. La prescrizione, per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa doppiamente aggravato dall’elemento delle armi e da quello dei soldi, scatta dopo 22 anni e mezzo dalla data ultima di consumazione del reato: quindi dal 1992. Il calcolo è presto fatto: se la Cassazione deciderà che davvero il reato si interrompe nel 1992, la prescrizione scatterà nel 2014-2015, quanto basta alla Suprema Corte per confermare definitivamente la condanna a 7 anni. Che non potranno essere scontati ai domiciliari secondo la norma prevista dalla ex Cirielli per gli ultrasettantenni (Dell’Utri compirà 70 anni nel 2011), perché non vale per i reati di mafia (altrimenti sarebbero a casa anche Riina e Provenzano).

Se invece la Cassazione cassasse senza rinvio la condanna, Dell’Utri avrebbe risolto i suoi problemi. Ma c’è pure il caso che la Cassazione cassi la sentenza con rinvio, accogliendo il prevedibile ricorso della Procura generale contro l’assoluzione per i fatti post-1992. Nel qual caso si celebrerebbe un nuovo appello, ma per Dell’Utri sarebbe una magra consolazione: rinvierebbe soltanto di un paio d’anni l’amaro calice del carcere, visto che, allungandosi il periodo del suo reato, si allungherebbe anche il termine di prescrizione. Semprechè, naturalmente, non venga depenalizzato il concorso esterno in associazione mafiosa.

Questa sentenza, per quanto discutibile, compromissoria e anche un po’ furbetta, aiuta a comprendere la differenza che passa tra la verità giudiziaria e quella storica, politica, morale. Nessuna persona sana di mente potrebbe credere, alla luce del dispositivo, che Cosa Nostra sia un’accozzaglia di squilibrati che si alleva un concorrente esterno, lo infiltra nell’abitazione e nelle aziende di Berlusconi per tutti gli anni 70 e 80 fino al 1992 e poi, proprio quando diventa più utile, cioè quando s’inventa un partito che riempie il vuoto lasciato da quelli che avevano garantito lunga vita alla mafia fino a quel momento, lo scarica o se ne lascia scaricare senza colpo ferire.

Una banda di pazzi che per un anno e mezzo mettono bombe e seminano terrore in tutt’Italia per sollecitare un nuovo soggetto politico che rimpiazzi quelli decimati da Tangentopoli e dalla crisi finanziaria e politica del 1992, e quando questo soggetto politico salta fuori dal cilindro non di uno a caso, ma del vecchio amico Dell’Utri, interrompono le stragi, votano in massa per Forza Italia, ma rompono i rapporti col vecchio amico Dell’Utri, divenuto senatore e rimasto al fianco del nuovo padrone d’Italia.

I giudici più benevoli mai incontrati da Dell’Utri, dopo cinque anni di appello e cinque giorni di camera di consiglio, non hanno potuto evitare di confermare che, almeno fino al 1992, esistono prove insuperabili (perfino per loro) della mafiosità di Dell’Utri. Cioè dell’uomo che ha affiancato Berlusconi nella sua scalata imprenditoriale, finanziaria, editoriale, televisiva. E che nel 1992-’93 ideò Forza Italia, nel 1995 fu arrestato per frode fiscale e nel 1996 entrò in Parlamento per non uscirne più.
Intervistato qualche mese fa da Beatrice Borromeo per il Fatto quotidiano, Dell’Utri ha candidamente confessato: “A me della politica non frega niente. Io mi sono candidato per non finire in galera”. Ecco, mentre i giudici di Palermo scrivono le motivazioni, ora la palla passa alla politica. Un’opposizione decente, ma anche una destra decente, semprechè esistano, dovrebbero assumere subito due iniziative.

1) Inchiodare Silvio Berlusconi in Parlamento con le domande a cui, dinanzi al Tribunale di Palermo, oppose la facoltà di non rispondere. Perché negli anni 70 si affidò a Dell’Utri (e a Mangano)? Perché, quando scoprì la mafiosità di almeno uno dei due (Mangano), non cacciò anche l’altro che gliel’aveva messo in casa (Dell’Utri), ma lo promosse presidente di Publitalia e poi artefice di Forza Italia? Da dove arrivavano i famosi capitali in cerca d’autore degli anni 70 e 80? Si potrebbe pure aggiungere un interrogativo fresco fresco: il presidente del Consiglio è forse ricattato o ricattabile anche su queste vicende (ieri il legale di Dell’Utri, Nino Mormino, faceva strane allusioni al prodigarsi del suo assistito fino al 1992 per “salvare dalla mafia Berlusconi e le sue aziende”)?

2) Pretendere le immediate dimissioni di Marcello Dell’Utri dal Parlamento. Quello di oggi non è un avviso di garanzia, una richiesta di rinvio a giudizio, un rinvio a giudizio, una sentenza di primo grado: è la seconda e ultima sentenza di merito. Che aspetta la politica a fare le pulizie in casa? Che i carabinieri irrompano a Palazzo Madama per prelevare il senatore e condurlo all’Ucciardone?

http://santagatando.files.wordpress.com/2009/12/mangano.jpg

http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/06/29/sette-anni-ne-dimostra-di-piu/33420/

domenica 20 giugno 2010

Lucio Dalla - Cara



cosa ho davanti,
non riesco piu' a parlare
dimmi cosa ti piace,
non riesco a capire,
dove vorresti andare
vuoi andare a dormire
quanti capelli che hai,
non si riesce a contare
sposta la bottiglia
e lasciami guardare
se di tanti capelli,
ci si puo' fidare
conosco un posto nel mio cuore
dove tira sempre il vento
per i tuoi pochi anni
e per i miei che sono cento
non c'e' niente da capire,
basta sedersi ed ascoltare
perche' ho scritto una canzone
per ogni pentimento
e debbo stare attento
a non cadere nel vino
e finir dentro ai tuoi occhi,
se mi vieni piu' vicino...
la notte ha il suo profumo
e puoi cascarci dentro
che non ti vede nessuno
ma per uno come me, poveretto
che voleva prenderti per mano
e cascare dentro un letto...
che pena...che nostalgia
non guardarti negli occhi
e dirti un'altra bugia
a...almeno non ti avessi incontrato
io che qui sto morendo
e tu che mangi il gelato
tu corri dietro il vento
e sembri una farfalla
e con quanto sentimento

ti blocchi e guardi la mia spalla
se hai paura a andar lontano,
puoi volarmi nella mano
ma so' gia' cosa pensi,
tu vorresti partire
come se andare lontano
fosse uguale a morire
e non c'e' niente di strano
ma non posso venire
e la notte cominciava
a gelare la mia pelle
una notte madre che cercava
di contare le sue stelle
io li sotto ero uno sputo
e ho detto ole' sono perduto
tu corri dietro il vento
e sembri una farfalla
e con quanto sentimento
ti blocchi e guardi la mia spalla
se hai paura a andar lontano,
puoi volarmi nella mano
la notte sta' morendo
ed e'cretino cercare di fermare
le lacrime ridendo
ma per uno come me l'ho gia' detto
che voleva prenderti per mano
e volare sopra un tetto
lontano si ferma un treno
ma che bella mattina
il cielo e' sereno
buonanotte, anima mia
adesso spengo la luce
e cosi' sia...

mercoledì 16 giugno 2010

WikiLeaks to release video of deadly US Afghan attack

Whistleblowing website says it is still working to prepare the film of the bombing of the Afghan village of Garani in May 2009
Wikileaks
Wikileaks has said it plans to release a video of a US air strike in Afghanistan which allegedly killed many children. Photograph: public domain

The whistleblowing website WikiLeaks says it plans to release a secret military video of one of the deadliest US air strikes in Afghanistan in which scores of children are believed to have been killed.

WikiLeaks announced the move in an email to supporters. It said it fears it is under attack after the US authorities said they were searching for the site's founder, Julian Assange, following the arrest of a US soldier accused of leaking the Afghanistan video and another of a US attack in Baghdad in which civilians were killed.

WikiLeaks released the Baghdad video in April, prompting considerable criticism of the US military. It says it is still working to prepare the film of the bombing of the Afghan village of Garani in May 2009.

The Afghan government said about 140 civilians were killed in Garani, including 92 children. The US military initially said that up to 95 people died, of which about 65 were insurgents. However, American officials have since wavered on that claim and a subsequent investigation admitted mistakes were made during the attack.

The video could prove to be extremely embarrassing to the US military and risks weakening Afghan support. The US said it was targeting Taliban positions when it used weapons that create casualties over a wide area, including one-tonne bombs and others that burst in the air. But two US military officials told a newspaper last year that no one checked to see whether there were women and children in the buildings.

The US commander, General David Petraeus, said a year ago that the military's video of the attack would be made public as evidence that the US assault on Garani was justified. But it was not released.

In an email to supporters, Assange said WikiLeaks has the Garani video and "a lot of other material that exposes human rights abuses by the US government".

Last week, it was revealed that US authorities are trying to make contact with Assange to press him not to publish information the Pentagon says could endanger national security. Assange cancelled an appearance in Las Vegas last Friday.

In his email, Assange also calls on supporters to protect the website from "attack" by the authorities following the detention of a US soldier, Bradley Manning, who was arrested in Iraq after admitting to a former hacker that he leaked the Garani and Baghdad videos to WikiLeaks.


http://www.guardian.co.uk/media/2010/jun/16/wikileaks-us-military-afghanistan-garani